Cinema Bicocca, poltrona vietata alla disabile

I Romani dopo aver inventato il diritto oltre duemila anni fa, compresero subito i limiti di un’applicazione troppo rigida, coniando la celebre «summum ius, summa iniuria». Grosso modo: le legge applicata nella sua accezione più severa diventa un «insulto» per i cittadini. Per esempio se una persona disabile vuole entrare al cinema, la legge impone rimanga sulla sua sedia a rotelle e non possa accomodarsi, come tutti, su una comoda poltroncina. Come è successo a Sara Danesi, 29 anni, che ci ha inviato una commovente lettera di protesta.
L’episodio è avvenuto la sera di Capodanno quando appunto lei e due amici si presentano al multisala Uci Bicocca di viale Sarca 336. Ha riservato via Internet, ma al momento di consegnarle i biglietti l’operatore di cassa conferma la prenotazione solo per due, mentre lei dovrà rimanere sulla sua carrozzina e in un’area ben precisa della sala. Sara si inalbera, vuole sedersi su una poltrona. Perché è più comoda, ma anche perché per una volta potrà sentirsi come tutti gli altri, seduti e fermi al loro posto. Cioé uguale, normale. Sara spiega di essere sempre andata al cinema o a teatro sedendosi in mezzo agli altri, avendo cura di prenotare i posti più «consoni» alla sua condizione (in fondo alla sala e nel corridoio per non dare fastidio a nessuno) e ripiegando e tenendo a fianco la sua carrozzina. Ma, come scrive nella sua lettera «Mi è stato risposto con arroganza che non potevo avere quel posto e che se non volevo assistere alla visione del film seduta sulla mia carrozzina, potevo anche andarmene...». La posizione del cassiere viene confermata anche dal direttore e Sara se ne va. «Ho sempre cercato di “confondermi” con i “normodotati” per quanto possibile... Ma lì, in quel cinema, in mezzo a tutta quella gente, mi sono davvero sentita DISCRIMINATA, e questo non lo accetto!».
Unicinemas che, insieme alla Bicocca, gestisce altre 23 sale in tutta Italia, si difende spiegando che tale comportamento è tassativamente imposto dalla legge. «Gentile Signora Danesi - scrive Sonia Fois, direttore Marketing - siamo spiacenti se la fermezza dimostrata dai nostri operatori ha urtato la sua sensibilità...(ma)...tra le diverse norme ce n'è una che obbliga a far accomodare il cliente in sedia a rotelle esclusivamente nei luoghi riservati. L'ubicazione e il numero di questi posti sono decisi dai vigili del fuoco in fase di approvazione del progetto, perché devono garantire una sicura via di fuga. Il mancato rispetto di queste disposizioni porta a chiusura dell’attività e responsabilità penali...

Il personale del cinema è anche tenuto a verificare che la persona in carrozzina non venga spostata in altra posizione perché anche questo porterebbe a responsabilità da parte del cinema...».
La lettera si conclude con il solito «Certi di una sua comprensione, le porgiamo i nostri più cordiali saluti...» Difficile dare torto a Uci Italia. Impossibile non provare comprensione per Sara.

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