
Si è trattato quasi di un decalogo programmatico quello esposto ieri al Senato da Alessandro Giuli nell'"Informativa del Ministro della cultura sulla situazione del cinema italiano". Innanzitutto la questione dei furbetti dei finanziamenti pubblici: "Denunciare il malaffare ha detto il Ministro non è in contrasto con la valorizzazione del cinema, anzi è il modo migliore per rispettare chi lavora con impegno, passione e correttezza". Per far questo è stato previsto lo stanziamento di 3,5 milioni di euro per nuove ispezioni mentre la Direzione Generale Cinema e Audiovisivo (il cosiddetto interpello per nominare il successore del dimissionario Nicola Borrelli "è imminente") è attualmente al lavoro su 200 fascicoli per verifiche su 350 milioni di euro di credito con una collaborazione rafforzata con la Guardia di Finanza.
Poi Giuli ha voluto rassicurare sul fatto che il fondo cinema per il 2025 è confermato, senza alcun taglio, sulla stessa cifra del 2024, ossia 696 milioni di euro: "Il sostegno pubblico al settore è cresciuto in modo esponenziale, passando dai circa 250 milioni di euro del 2016 ai 746 milioni del 2023. Si tratta di una delle dotazioni più alte d'Europa. Una palese testimonianza di quanto questo Governo abbia a cuore il mondo del cinema". I dati degli incassi sono incoraggianti, con un piccolo aumento del 4 per cento sul 2024, anche se sono ancora lontani i numeri prepandemici. Mentre sale la quota del cinema italiano al 31,9 per cento.
Tante poi le misure a sostegno di Cinecittà (è stato appena nominato il nuovo presidente Antonio Saccone) che "diventerà il principale hub europeo per attrarre produzioni nazionali e internazionali", del Centro Sperimentale di Cinematografia, dei cinema con 68 milioni di euro in due anni nel "Piano per il potenziamento del circuito delle sale cinematografiche e polifunzionali" (anche nelle strutture sanitarie), senza dimenticare "le maestranze, i lavoratori e i precari".
Il ministero della Cultura si è mosso anche in campo internazionale promuovendo, con l'omologa ministra francese Rachida Dati, "un appello, sottoscritto da ben 23 ministri della Cultura europei, per la difesa del cinema continentale", e firmando nuovi accordi di coproduzione, con l'Algeria e il Kirghizistan, insieme a una "Dichiarazione di Intenti e Collaborazione Cinematografica Italia-Cina".