Cinema

Diabolik 2”, un film che replica i difetti del precedente

Errare è umano, perseverare è evidentemente diabolico. La fedeltà all’atmosfera da fumetto d’epoca appesantisce un racconto mai appassionante e con interpreti ingessati

“Diabolik 2”, un film che replica i difetti del precedente

Diabolik - Ginko all’attacco!, il sequel del film del 2021 incentrato sul personaggio dei fumetti divenuto celebre negli anni sessanta, vale a dire l’inafferrabile ladro creato dalle sorelle Giussani, è nelle sale.

Il protagonista ha ora il volto non più di Luca Marinelli, bensì dell’attore italo canadese Giacomo Gianniotti, già visto in Grey’s Anatomy: la brutta interpretazione del primo lascia quindi il posto alla presenza aleatoria del secondo, cui viene chiesto di essere un sosia dell’icona di carta e null’altro. Così come nel film precedente al centro della scena c’era una ammaliante Eva Kant che sarebbe piaciuta a Hitchcock, in questo nuovo titolo il focus narrativo è sull’ispettore Ginko, il quale è talmente ossessionato dalla cattura del Re del Terrore da compromettere la propria vita privata. A dare volto ai due sono ancora una volta Miriam Leone e Valerio Mastandrea che, a questo giro, sembrano svolgere il proprio dovere senza grande convinzione, col risultato di uniformarsi a un film che pare orgoglioso del proprio tono incolore. Il fatto è che in questa seconda avventura, adattata fedelmente da un albo uscito nel 1964, i Manetti Bros., incuranti delle critiche (qui la recensione del primo capitolo), insistono nel ricreare lo spirito del fumetto vecchio stampo e finiscono in questo modo col dare alle sale un film nato vecchio.

Mantenere immutato l’approccio già visto nell’opera precedente, sia pure corredandolo di movimenti di regia meno impersonali, fa sì che “Diabolik 2” non decolli mai, zavorrato inoltre da una recitazione volutamente statica e atona, dialoghi didascalici e colpi di scena scontati.

Il nuovo film si apre con il furto da parte di Diabolik di una preziosa corona, pezzo di punta di una collezione di preziosi che viene presentata di lì a poco a una sfilata. Naturalmente in questa seconda occasione il ladro non tarda a presentarsi; peccato sia caduto in una trappola tesa dall’ispettore Ginko. I gioielli sono stati resi localizzabili e così, seguendo il segnale della refurtiva, la polizia scopre il rifugio che Diabolik ha all’interno di una montagna. Qui lui e Eva, per evitare la cattura, sono costretti a lasciare l’intero bottino dei tanti loro colpi. Durante la fuga lei viene lasciata indietro dal compagno, si sente tradita e giura quindi di vendicarsi: cospirerà contro Diabolik, aiutando Ginko a prenderlo. Intanto l’arrivo di Altea (Monica Bellucci), duchessa di Vallenberg e amore segreto dell’ispettore, complica le cose.

“Diabolik 2” ha dei pregi oggettivi quali la grande cura nei costumi, la colonna sonora coinvolgente e una ricca scenografia. I titoli di testa, poi, sono un vero e proprio videoclip in stile film di James Bond anche se il fatto che il racconto non mantenga dopo il livello qualitativo dell’incipit genera un effetto straniante: alla luce dell’intreccio soporifero, quella prima sequenza acquisisce una sfumatura caricaturale.

Ci sono incongruenze nella sceneggiatura, comprimari che sono poco più che macchiette e piccole sequenze action la cui goffaggine non si capisce se sia voluta o meno.

A riprova dell’assoluta mancanza di fascino dell’insieme si è riusciti a ridimensionare l'allure della Leone e a privarne Monica Bellucci, qui ritoccata digitalmente nel volto in maniera smaccata e approssimativa. Come se non bastasse, a quest'ultima è stato chiesto di recitare con accento esotico, il che l’ha resa farfugliante e incomprensibile: non si distingue l’attrice dalla parodia che ne è stata fatta negli anni.

Il terzo capitolo della trilogia è stato girato in contemporanea a questo, perciò resta poco da sperare.

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