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House of Gucci, tutti i problemi del film di Ridley Scott con Lady Gaga

House of Gucci è il film attraverso il quale Ridley Scott cerca di portare sul grande schermo la storia vera dell'omicidio di Maurizio Gucci: ma il risultato è tutt'altro che riuscito

House of Gucci, tutti i problemi del film di Ridley Scott con Lady Gaga
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Ridley Scott non è mai stato un regista con la nomea di prestare particolarmente attenzioni ai dettagli "storici" delle sue pellicole. Da Il gladiatore a The Martian, il regista ha sempre fatto in modo di piegare la storia alle proprie necessità narrative e non ha fatto alcuna eccezione nemmeno con House of Gucci, il lungometraggio che va in onda questa sera alle 21.30 su Rai 1 e che ha portato sul grande schermo un crimine che ha sconvolto il mondo della moda: l'omicidio di Maurizio Gucci.

House of Gucci, la trama

Patrizia Reggiani (Lady Gaga) è una ragazza con le ambizioni chiare che sogna di poter cambiare il suo status sociale e il suo destino grazie al suo incontro con Maurizio Gucci (Adam Driver), erede di una grande casa di moda e proveniente da una famiglia decisamente abbiente. Sebbene Maurizio sogni di diventare avvocato, verrà ben presto inglobato dalle manovre e dalle strategia della grande casata dei Gucci. Mentre Patrizia finisce con l'essere il motivo dell'allontanamento tra Maurizio e suo padre (Jeremy Irons), la donna cerca di far breccia sullo zio di suo marito, Aldo Gucci (Al Pacino). Ben presto però Patrizia si rende conto che nessuno tiene in conto la sua opinione o i suoi gusti e a poco serve anche l'aver messo suo marito contro suo cugino (Jared Leto). Sentendosi sempre più esclusa, con la paura di dover tornare al "punto di partenza", dimenticata dall'uomo che l'ha sposata, Patrizia decide di provare il tutto per tutto. Una decisione che porterà poi all'omicidio che ebbe luogo il 27 marzo 1995.

Tutti i problemi del film con Lady Gaga

L'accento

Uno dei maggiori problemi di House of Gucci riguarda senza dubbio la scelta di aver voluto far recitare gli attori in inglese, ma con un marcato accento italiano. Una scelta che crea un profondo strato di alienazione e distacco nello spettatore. Se tanto i protagonisti devono parlare nella lingua madre dei loro interpreti, che senso ha aggiungere l'accento italiano? Una situazione che si aggrava ancora di più quando Adam Driver o Lady Gaga si trovano a dover interagire con attori italiani che parlano effettivamente italiano nel film: in questo genere di scene i due divi di Hollywood rispondono in inglese con accento italiano a qualcuno che si rivolge a loro proprio nella lingua di Dante. In altre scene ancora, invece, Adam Driver o Lady Gaga, che fino a quel momento avevano recitato in inglese, buttano qua è là qualche parola in italiano, probabilmente per dare una sorta di "contentino" al pubblico statunitense, che subisce il fascino "esotico" del Bel Paese. In questo modo viene a mancare una coerenza interna che permetta al pubblico di entrare maggiormente nella storia, dalla quale invece viene sempre buttato fuori, costretto a distrarsi a causa di questa scelta che porta alla creazione non di personaggi, ma di macchiette vestite di stereotipi. C'è da dire, però, che questo non è un problema solo di Ridley Scott. Alla scorsa Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, ad esempio, Michael Mann ha presentato il suo film Ferrari, sempre con protagonista Adam Driver, in cui si poneva lo stesso problema: attori che recitano in inglese ma con accento italiano o che rispondono in inglese a persone che parlano loro in italiano. Tutto è così poco verosimile da apparire grottesco in modo involontario.

L'esagerazione dei toni

Altro problema che salta subito all'occhio quando ci si avvicina a House of Gucci è l'esagerazione e l'eccentricità che riveste tutti i personaggi. Le espressioni di Lady Gaga sono portate all'estremo per tutto il film: quando si trova a reagire a qualcosa o a dover mettere in campo i sentimenti della "sua" Patrizia Reggiani, Lady Gaga è così sopra le righe da apparire comica. E un discorso analogo si può fare per tutti gli altri attori, compreso un maestro della settima arte come Al Pacino, che finisce quasi col diventare la parodia di stesso. Ma forse basta guardare il personaggio di Paolo Gucci, interpretato da Jared Leto, per intuire quanto uno dei problemi principali del film sia il fatto che nessuno si sia accorto che quello di Ridley Scott aveva rischiato di diventare un vero e proprio baraccone carnevalesco, un teatro dell'assurdo con la velleità di raccontare un vero fatto di cronaca, uno scandalo che ha sconvolto il mondo della moda e non solo.

Le inesattezze storiche

La scelta di rendere cartoonesca l'intera vicenda dell'omicidio di Maurizio Gucci si sposa alla perfezione con quello che è l'errore ricorrente di Ridley Scott: non si preoccupa affatto delle inesattezze storiche con cui riempie i suoi film. In questo senso è emblematica una dichiarazione fatta dagli eredi di Gucci e riportata da Repubblica, in cui i diretti interessati si sono scagliati non tanto (o, comunque, non solo) contro il film, ma soprattutto contro il disinteresse del regista e degli addetti ai lavori verso quella che secondo loro è la realtà dei fatti. Nel comunicato, infatti, si legge: La famiglia Gucci, nel ramo discendenti di Aldo Gucci, prende atto dell’uscita del film House of Gucci con sconcerto perché, nonostante l’opera affermi di voler raccontare la ‘vera storia’ della famiglia’, i timori suscitati dai trailer e dalle interviste rilasciate finora sono confermati: il film veicola una narrazione tutt’altro che accurata. La produzione del film non si è curata di interpellare gli eredi prima di descrivere Aldo Gucci – presidente dell’azienda per trent’anni – e i membri della famiglia Gucci come teppisti, ignoranti e insensibili al mondo che li circondava, attribuendo ai protagonisti delle note vicende toni e atteggiamenti che mai sono loro appartenuti. Ciò è estremamente penoso sotto un profilo umano e un insulto all’eredità su cui il marchio è costruito oggi. Ancora più censurabile è la ricostruzione che diviene mistificatoria ai limiti del paradosso quando arriva a suggerire toni indulgenti nei confronti di una donna che è stata definitivamente condannata per essere stata la mandante dell'omicidio di Maurizio Gucci". Anche lo stilista Tom Ford si è lamentato per la cattiva rappresentazione che il film fa di una pagina tanto sanguinolenta e della sua stessa figura, quando è stato scelto per "salvare" la casa Gucci. Un esempio delle "libertà" che Ridley Scott si è preso senza che ce ne fosse bisogno riguarda le tempistiche del fidanzamento di Maurizio e Patrizia. Come si legge sul sito dell'Internet Movie Data Base, infatti, House of Gucci è ambientato otto anni dopo rispetto all'inizio della relazione tra i due nella realtà.

Questo ha fatto sì che anche la data di nascita della figlia della coppia, che nella realtà è nata nel 1976, vale a dire due anni prima di quando, in House of Gucci, i due protagonisti si incontrano la prima volta.

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