
La tragica morte di Alvaro Vitali, che si è spento a 75 anni il 24 giugno a Roma a causa di una broncopolmonite, non frena le critiche. Ne arrivano di molto aspre dalla Francia. E in particolare dal quotidiano Le Monde. In occasione della sua morte il noto quotidiano francese decide di attaccare severamente l’attore italiano descrivendolo come “infantile e libidinoso”. Ma non solo: “Basso (1,56 metri) e brutto, con il naso borbonico e gli occhi strabici, sistematico bersaglio per gli altri protagonisti dei film in cui appariva".
Sul quotidiano si legge che "la sua popolarità in Francia non raggiunse mai i livelli di cui godette Oltralpe per almeno un decennio. In Italia, era una sorta di mito popolare e banale". Insomma, una descrizione pesante e negativa volta a ridimensionare il ruolo dell’attore e la sua importanza nell’Italia. Una critica che, spesso, oltrepassa ogni limite e cade nell’insulto più banale.
"Inizia il regno delle stelline nude, interpretate da Edwige Fenech, Gloria Guida, Nadia Cassini e altre, oggetto delle attenzioni lascive e sbavanti di un erotomane infantile e sistematicamente sfortunato interpretato da Vitali in titoli come 'La maestra dà lezioni private', di Nando Cicero (1975); 'Il poliziotto dei polli', di Michele Massimo Tarantini (1976); 'Il maestro e gli imbecilli', di Mariano Laurenti (1978), ecc", si legge sulle colonne di Le Monde che fa riferimento ai film che lo vedevano come protagonista indiscusso.
Vitali, sempre secondo il giornale parigino, è il “simbolo di una regressione che caratterizza una parte del cinema popolare italiano, quella della furia immatura e inarrestabile”. Fondatore di un tipo di cinema “che era destinato al fallimento”.
“La tradizione della comicità si evolve verso forme più sofisticate, il pubblico dei suoi film si rivolge al piccolo schermo e la carriera di Alvaro Vitali si interrompe bruscamente nel 1983”, conclude bruscamente Le Monde.