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Rob Reiner, il film in cui raccontò il passato del figlio Nick

Tra cinema e autobiografia: ecco di cosa parla "Being Charlie", con cui Rob Reiner "esorcizzò" la dipendenza del figlio

Rob Reiner, il film in cui raccontò il passato del figlio Nick
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La morte brutale del regista Rob Reiner, ucciso insieme alla moglie Michele Singer nella loro casa di Los Angeles, ha scosso il mondo del cinema e non solo. Autore di capolavori della settima arte come Harry ti presento Sally e Misery non deve morire, Reiner è stato un artista poliedrico, capace di stare dietro e davanti la macchina da presa, lavorando come regista, attore, produttore e sceneggiatore. E nel corso della sua carriera ha lavorato anche con il figlio Nick Reiner, lo stesso che è stato interrogato dalla polizia dopo il ritrovamento del corpo dei genitori e che i primi titoli sembravano sospettare come il responsabile dell'omicidio.

Nel 2015, infatti, Rob Reiner si mette al lavoro sul film Being Charlie, pellicola diretta da Reiner ma scritta dal figlio Nick, che sarebbe arrivato al cinema solo nel maggio dell'anno successivo. Un lungometraggio che poneva al centro del proprio racconto il percorso di un ragazzo alle prese con una dipendenza capace di distruggere ogni aspetto della sua vita. Il protagonista Charlie (interpretato da Nick Robinson) è un diciottenne alle prese con la dipendenza da droghe, che lo porta a scontrarsi anche con la figura paterna (il Cary Elwes de La storia fantastica, diretto sempre da Reiner). Il padre, infatti, sta correndo per la carica di governatore e la preoccupazione per la salute del figlio lo spinge a "rinchiuderlo" in una clinica di riabilitazione. Being Charlie è dunque la storia di un ragazzo giovanissimo, che si sta distruggendo con le proprie mani e che intraprende il difficilissimo percorso di sobrietà attraverso una riabilitazione tutt'altro che facile, fatta di innamoramenti fugaci, avventure e riscoperta del mondo.

La narrazione al centro di Being Charlie ha moltissimi elementi in comune con la storia vera di Nick Reiner. Poco dopo l'uscita del lungometraggio, infatti, il ragazzo dichiarò in un'intervista con People di aver iniziato a drogarsi quando era molto giovane, all'inizio della sua turbolenta adolescenza. Una dipendenza completa e ossessiva che l'ha portato anche a vivere come senzatetto, spostandosi di stato in stato e allontanandosi sempre di più dalla sua famiglia. Nel corso della stessa intervista, Nick asserì di essersi ormai ripulito e di essere felice di essere punto rientrare in seno alla famiglia.

Nel 2016 anche suo padre Rob Reiner rilasciò un'intervista: partecipò al podcast di Marc Maron e in esso raccontò che Being Charlie era senza dubbio il film più intimo e autobiografico a cui avesse mai lavorato, perché lo mise davanti ai problemi del figlio e, allo stesso tempo, gli aveva dato la possibilità di lavorare con lui. Nel film, inoltre, ha una piccola parte anche Jake Reiner, il fratello maggiore di Nick. Non sorprende, dunque, che per Rob Reiner Being Charlie rappresentasse un film tanto importante. Si trattò di un vero e proprio "affare di famiglia".

Conosciuto in Italia con il titolo di La rivoluzione di Charlie, il film non è disponibile per lo streaming nel Bel Paese, mentre è nel catalogo Prime Video ne Regno Unito e in quello di Apple negli Stati Uniti.

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