Roma città aperta, la vera storia del personaggio-icona di Anna Magnani

La scena di Anna Magnani che insegue il camion su cui i nazisti hanno fatto salire l'uomo che ama è una delle scene più famose del cinema e il simbolo di Roma città aperta, pellicola ispirata a personaggi realmente esistiti

Roma città aperta, la vera storia del personaggio-icona di Anna Magnani

Uscito nel 1945 dopo essere stato presentato al Festival di Cannes e aver vinto il Gran Prix, Roma città aperta è il film di Roberto Rossellini che va in onda questa sera alle 20.55 su Tv2000. La pellicola, pur nella sua versione più romanzata, è ispirata a fatti realmente accaduti e a personaggi realmente esistiti, come Don Luigi Morosini, ucciso dai nazisti per aver aiutato la Resistenza durante l'occupazione.

Roma città aperta, la trama

Durante la Seconda Guerra Mondiale, Roma è occupata dall'esercito tedesco e la Resistenza fa quello che può per frenare la minaccia nazista. Tra i partigiani più attivi c'è Giorgio Manfredi (Marcello Pagliero) che riesce a sfuggire all'arresto nascondendosi in casa dell'amico Francesco (Francesco Grandjacquet) che lavora come tipografo. Inoltre Francesco è innamorato di Pina (Anna Magnani), con la quale sta per sposarsi. Il terribile clima nella città porta tutti i protagonisti ad agire con la massima cautela, sapendo che persino una parola potrebbe fare la differenza tra la vita e la morte. Ad aiutare la Resistenza c'è Don Pietro (Aldo Fabrizi), un prete che cerca di salvare la vita al maggior numero possibile di dissidenti politici. Ed è proprio sotto gli occhi di Don Pietro che Francesco viene arrestato: sospinta dalla disperazione, Pina insegue il camion su cui è stato fatto salire il suo amato. Ma la corsa della donna viene brutalmente fermata dagli spari delle guardie delle SS che la uccidono, in una delle scene più iconiche della storia del cinema mondiale. Più tardi, Francesco riesce a sfuggire di nuovo all'arresto, ma per lui inizierà una nuova odissea per avere salva la vita mentre continua a lottare per la libertà del suo paese.

A chi si è ispirata Anna Magnani?

Manifesto massimo della corrente del neorealismo - che voleva soprattutto dare allo spettatore un cinema quasi ripreso dal vivo - Roma città aperta è un capolavoro senza età, che è tornato al cinema nel 2014, quasi a voler regalare anche alle nuove generazioni la possibilità di confrontarsi con una pellicola davvero senza età e piena di insegnamenti che non vanno mai fuori moda. Inoltre, proprio per la sua appartenenza a una corrente che si prefiggeva lo scopo di raccontare la realtà e la verità, Roma città aperta è profondamente legato a fatti realmente accaduti durante il periodo storico rappresentato sul grande schermo. Tanti sono i personaggi realmente esistiti che hanno ispirato i personaggi di Rossellini, ma la stessa Pina resa immortale dall'interpretazione magnifica di Anna Magnani deve molto a una donna realmente esistita, Teresa Gullace. Come si legge su Cinema Ritrovato , la donna venne uccisa proprio mentre protestava contro l'incarcerazione del marito Girolamo Gullace nel carcere di Via Giulio Cesare. Originaria di Cittanova, in provincia di Reggio Calabria, la donna si era trasferita a Roma insieme al marito, al quale aveva già dato cinque figli. Quando il suo destino si compì, il 3 marzo del 1944, Teresa Gullace era incinta del sesto figlio e affrontò i soldati nazisti quando era al settimo mese di gravidanza. Secono la ricostruzione di quei terribili giorni fatti da Repubblica, Teresa Gullace era andata davanti alla caserma della 81° Fanteria nella speranza di poter vedere il marito Girolamo, che era stato arrestato in uno dei tanti rastrellamenti che in quei giorni stavano devastando la capitale, togliendo gli uomini alle loro case e alle loro donne che, ogni giorno, cercavano un modo per vederli. Il 3 marzo Teresa si dirige come sempre alla caserma, insieme al figlio undicenne che, "fortunatamente", si allontana prima di vedere il corpo della madre sventrato da un colpo d'arma da fuoco. La colpa di Teresa Gullace è quella di aver visto il marito dietro una delle finestre della caserma e di aver provato a raggiungerlo per dargli un po' di cibo, un innocuo pezzo di pane che avrebbe potuto sostentarlo in un momento tanto delicato. Pronta a protestare e a inveire contro un soldato tedesco, forse pensando che la sua gravidanza l'avrebbe protetta, suscitando compassione nelle forze dell'ordine,Teresa Gullace viene uccisa proprio dal soldato che le si era parato davanti. Cadde a terra davanti a migliaia di altre donne che erano lì per lo stesso motivo, rivedere i propri mariti per scacciare la paura di vederli partire per i terribili campi di concentramento. Il ricordo di quel giorno rivive nei ricordi di Mario, uno dei figli di Teresa, che al momento dell'omicidio si trovava poco distante. Intervistato sempre da Repubblica, l'uomo ha ricordato: "Quando è stata uccisa, mamma era sola. Stava soltanto con la creatura che aveva nel grembo. Io ho saputo della tragedia quando sono arrivato a casa. Un macello, un disastro. Da allora mi è mancato il terreno sotto i piedi. Era tutto un pianto, tanta gente ci veniva a trovare, la cosa aveva suscitato una grande reazione a Roma. Quando mamma cadde a terra qualcuno l'ha presa e trascinata verso il marciapiede. In quel momento passava un camioncino che portava il pesce, l'hanno tirata su quel furgoncino e trasportata all'ospedale Santo Spirito".

La morte di Teresa Gullace, così inutile e brutale, divenne un simbolo, soprattutto quando il giorno dopo, il 4 marzo, le forze naziste dispersero tutti coloro che erano arrivati per partecipare al corteo funebre della donna.

Il sacrificio di questa moglie che non chiedeva altro che di poter dare un po' di pane al marito è stata poi celebrato con una medaglia al valore civile, conferita, secondo il sito del Quirinale, con la seguente motivazione: "Madre di cinque figli ed alle soglie di una nuova maternità, non esitava ad accorrere presso il marito imprigionato dai nazisti, nel nobile intento di portargli conforto e speranza. Mentre invocava con coraggiosa fermezza la liberazione del coniuge, veniva barbaramente uccisa da un soldato tedesco. Roma, 3 marzo 1944".

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