
da Venezia
Solo Julian Schnabel (foto), artista visivo di fama internazionale, poi diventato anche regista oramai quasi 30 anni fa con Basquiat, poteva riuscire a mettere insieme un cast con, tra gli altri, Oscar Isaac, Gal Gadot, Gerard Butler, Al Pacino, John Malkovich, Jason Momoa, Franco Nero e Sabrina Impacciatore. L’occasione è stata un film parecchio folle, In the Hand of Dante, presentato fuori concorso a Venezia 82 (nelle settimane scorse, per un errore, è incredibilmente circolato on line) in cui, da un lato, veniamo catapultati nel XIV secolo con Dante Alighieri in persona e il suo matrimonio infelice, dall’altro seguiamo uno scrittore newyorchese che finisce per ritrovare in Sicilia il manoscritto della Divina Commedia. Per rubarlo si fa aiutare da un imprevedibile assassino di nome Louie interpretato da Gerard Butler che il collettivo Venice for Palestine, qui al Lido, aveva chiesto di boicottare insieme all’attrice israeliana Gal Gadot per le loro presunte posizioni filogovernative: «Non c'è ragione per boicottare gli artisti. Ho scelto questi attori per il loro talento artistico. Dovremmo parlare del film, non di queste tematiche », risponde seccato e definitivo il regista a cui ieri sera è andato anche il Premio Cartier Glory to the Filmmaker Award. Mentre sui piani temporali di In the Hand of Dante, Schnabel è convinto che, «se esiste solo l’eterno presente, allora tutto il tempo scorre simultaneamente per cui può succedere che un ragazzo della malavita sia la reincarnazione di Dante Alighieri.
Così al suo personaggio viene concesso di correggere gli errori commessi settecento anni fa». Martin Scorsese, che ha un ruolo nel film, spiega l’azzardo: «Il film si assume delle responsabilità senza riserve, è sperimentale e spinge lo spettatore oltre utilizzando uno stile narrativo e visivo innovativo».