Avatar 2 arriva su Disney+: una favola ambientalista che funziona a metà

Un film che ha cambiato per sempre la storia del cinema. Ma il sequel di Avatar merita di essere (ri)visto in streaming?

Avatar 2 arriva su Disney+: una favola ambientalista che funziona a metà
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Ci sono voluti ben 13 anni di attesa ma, alla fine, il sequel di Avatar è diventato realtà. Il primo capitolo, diretto dal celeberrimo James Cameron, è arrivato nelle sale nel lontano 2009 e a fronte di ottimi incassi e di critiche – più o meno – uniformi e esaltanti, era più che lecito dare un seguito alla saga ambientata nel fanta-universo di Pandora. Da quel 2009, dicevamo, sono passati 13 anni. Il cinema è cambiato radicalmente in questo lungo lasso di tempo, e cercare di far trovare spazio a un film come Avatar in un contesto in cui il concetto stesso di sala cinematografica non è più lo stesso, è impresa difficile. Quasi titanica. Un’impresa che, al netto delle aspettative, solo James Cameron poteva vincere anche se con molte difficoltà. E in un momento così complesso per il cinema, che sta ancora facendo i conti con la recessione e la crisi scaturita dal Covid, Avatar è stato una vera boccata di aria fresca per gli esercenti, per le multisala e, anche, per tutta la filiera. Tornare a intrattenere il pubblico dopo tutto questo tempo e sperare di trovarlo felice di immergersi di nuovo in un’atmosfera da favola moderna è stata la vera sfida. Una sfida che è stata vinta, questo è pur vero, ma porta con sé tutta una serie di considerazioni.

Il film, che è stato presentato con il nome de La via dell’acqua, riporta tutti (o quasi) gli attori che hanno preso parte al primo capitolo, catapultandoli in una nuova avventura mozzafiato per salvare se stessi, il popolo dei Na’vi e ciò che rimane di un mondo magico, pieno di miti e leggende. Ora, chi non ha avuto l’occasione di vivere l’esperienza di Avatar al cinema, può farlo su Disney+ dato che, in tutta la sua bellezza, il film viene inserito nel catalogo italiano dal 7 giugno. Merita di essere (ri)visto? Sì, se si guarda il progetto nella sua interezza e con un occhio meno critico, ma anche lo "spettacolo spettacolare" di Avatar ha i suoi punti oscuri.

Jake Sully, Neytiri e la famiglia: ecco cosa succede nel sequel

Compattare gli eventi salienti non è facile. Non solo per il rischio di spoiler ma, soprattutto, perché il nuovo capitolo di Avatar è così denso di avvenimenti e dalla durata extra-large (più di 3 ore di girato) che non basterebbe un foglio A4 per cercare di riassumere la linea narrativa. È presto detto, quello che c’è da sapere. Ambientato più di dieci anni dopo la fine del primo film, La Via dell’Acqua conduce il pubblico per mano nel magico mondo di Pandora e inizia a raccontare la storia della famiglia Sully – composta da Jake, Neytiri e i loro figli – e del nuovo pericolo che li insegue, e di dove sono disposti a arrivare pur di tenersi al sicuro a vicenda le battaglie che si intravedono all’orizzonte. Il tempo è trascorso anche su Pandora. Jake e Neytiri si sono trovati di fronte a tutta una serie di sfide per ricostruire le fondamenta della propria tribù, dopo la devastazione del primo film. Tuttavia il male non perdona e il sequel di Avatar vede il ritorno di Quaritch (Stephen Lang), in forma di ibrido, e della RDA - la società che estraeva l’uno-btainium sul pianeta -. Forte di un nuovo plotone di sterminatori, la RDA mette in fuga la famiglia di Jake e Neytiri, che dovrà trovare riparo presso un nuovo clan e che li condurrà a esplorare le nuove forme del pianate in cui vivono.

Una favola sull’ambiente che funziona a metà

Un trionfo dei buoni sentimenti che unisce l’action più divertente e sfrenato. Queste sono le due caratteristiche vincenti di Avatar. E, con l’ausilio di una regia all’avanguardia che unisce la “"tecnica mista", ovvero riprese in computer grafica con personaggi in carne e ossa, la visione del film si trasforma in una vera e propria gioia per gli occhi e il cuore. Una storia che, seppur si prende i suoi tempi per ingranare, si sposa alla perfezione con le intenzioni del regista: ovvero stigmatizzare la tematica ambientalista con i toni di una favola perbenista e adatta a tutti. Una tema importante, questo è vero, e molto attuale ma che non riesce a convincere fino in fondo. La favola perde di potenza e la sua forza visiva perde di efficacia per fare spazio a una retorica di poco spessore che impedisce alla storia stessa di compiere il grande salto. Il sequel, anche se visivamente eguaglia la bellezza del primo capitolo, non riesce a convincere fino in fondo a causa di una storia poco incisiva e troppo edulcorata.

James Cameron è (per davvero) il re dei blockbuster?

Nonostante non sia un sequel perfetto sotto tutti i punti di vista, il regista ha creato un nuovo "caso-studio" per quelli che si interessano di blockbuster. Nessuno si sarebbe aspettato un tale successo a distanza di 13 anni. Se il primo film ha stabilito diversi record - diventando la pellicola con più incassi nella storia del cinema, superata solo nel 2019 da Avengers: Endgame – , La via dell'acqua ha fatto ancora meglio. Realizzato con un budget stimato tra i 350 e i 460 milioni di dollari, ha ottenuto un notevole successo di incassi e critica, divenendo il terzo film con maggiori incassi nella storia del cinema. Un vero e proprio miracolo. È stato candidato a numerosi premi cinematografici, tra i quali quattro Premi Oscar (vincendo solo quello per i Migliori effetti speciali), due Golden Globe e sei Satellite Award.

Il sequel che sarebbe dovuto arrivare già nel 2014

Sta di fatto che la gestazione del secondo capitolo non è stata facile. Dapprima, La via dell’acqua è stato annunciato nel 2014 ma i lavori hanno subito diversi ritardi per due motivi particolari. L’intera sceneggiatura è stata riscritta perché James Cameron non la considerava forte abbastanza per un sequel, e poi, la tecnologia usata per le riprese non era abbastanza avanzata per supportare l’idea del regista. Ma non è tutto, annunciato nel 2020, a causa del Covid è stato posticipato proprio perché la chiusura delle sale ha impedito un lancio a dovere per un colosso del cinema come Avatar. Ufficialmente le riprese sono durate tre anni e sono cominciate nel 2017 in Nuova Zelanda.

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Ma all’orizzonte c’è anche un Avatar 3 (e 4 e 5…)

Con un tale incasso, all’orizzonte si intravede una vera e propria saga cinematografica. Già è pronto un terzo capitolo – che è stato girato in sequenza al secondo – e che dovrebbe arrivare nei cinema nel 2024, ma dal successo della terza pellicola dipende la lavorazione del quarto e del quinto sequel che, secondo le stime, potrebbero arrivare nelle sale nel 2028. Se il terzo film raggiunge o supera gli incassi del secondo, allora il regista potrebbe avere il via libera. Altrimenti il progetto sarà cancellato. Uno scenario impossibile ma il pubblico sarà capace di aspettare altri 4 anni?

Una saga costosissima che sfida il cinema di oggi

Che piaccia o non piaccia, o che abbia funzionato o meno a livello di contenuti, Avatar è una vera e propria gallina dalle uova d’oro per il cinema, resa tale solo dalla mano sicura di James Cameron.

In un momento così particolare, in cui il pubblico deve essere indirizzato – di nuovo – a vedere i film in sala e a dimenticare l’abbonamento a Netflix e affini, Avatar (sia il primo che il secondo) per il cinema di intrattenimento sono un faro di speranza, perché arriva a tutti. A un pubblico meno esigente e chi vuole perdersi in una storia fantastica ma moderna. È una sfida che per ora è stata vinta. Chissà se il mito dei Na’Vi brillerà ancora a lungo.

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