Cinema

Tonya, la storia della pattinatrice accusata di aver rotto una gamba alla rivale

Il nome di Tonya Harding non è legato tanti ai record ottenuti sulla pista di pattinaggio, ma allo scandalo legato a un infortunio (non suo) che le è costato la carriera

Tonya, la storia della pattinatrice accusata di aver rotto una gamba alla rivale

Tonya è il film diretto da Craig Gillespie che andrà in onda questa sera alle 21.10 su Rai Movie. Presentato al Festival di Toronto prima e alla Festa del Cinema di Roma poi, il lungometraggio è un cosiddetto biopic, un film biografico che racconta la vera storia di Tonya Harding, pattinatrice statunitense diventata famosa non solo per le sue qualità sul ghiaccio, ma soprattutto per il sospetto di essere stata la mandante di un incidente capitato alla sua avversaria, a cui venne spezzata una gamba.

Tonya, la trama

Tonya Harding (la Margot Robbie ora al cinema con Babylon) passa l'infanzia e l'adolescenza a Portland, sotto la guida della madre (Allison Janney) che, notando il suo talento per il pattinaggio, la spinge ad allenarsi duramente, senza mai mostrarle apertamente affetto, ma anzi trattandola sempre peggio. Quando ha quindici anni Tonya conosce Jeff Gillooly (Sebastian Stan) e se ne innamora, considerandolo non solo il grande amore della sua vita, ma anche l'occasione per sfuggire a una vita che la ragazza sente troppo stretta. Intanto la sua carriera di pattinatrice sembra rimanere statica dal momento che i giudici sembrano più interessati a dare voti all'estetica della ragazza - costumi scadenti e atteggiamento mascolino - che ai risultati ottenuti coi pattini. Intanto la relazione e il matrimonio con Jeff diventa sempre più abusivo e violento. Ed è proprio la vita personale che pesa come un macigno sulla pattinatrice che, dopo aver sbalordito tutti con un triplo axel, vede la sua carriera affrontare una fase discendente, mentre la giovane rivale Nancy Kerrigan (Caitlin Carver) pare sulla cresta dell'onda.

L'infortunio di Nancy Kerrigan

Come viene ricostruito da Volture la vita di Tonya Harding non fu mai davvero una vita felice. Sebbene nella ricostruzione venga sottolineato come la madre non fosse così "orribile" come viene mostrata all'interno del lungometraggio, l'infanzia e l'adolescenza della pattinatrice furono caratterizzate solo da violenza. Dopo essere stata abbandonata dal padre quando era appena una bambina, Tonya Harding dovette subire le continue molestie fatte ai suoi danni dal fratellastro, che si era guadagnato il soprannome di "Inquietante Chris". Le molestie raggiunsero il loro apice proprio la sera del primo appuntamento con Jeff Gillooly, quando la ragazza riuscì a sfuggire a una violenza sessuale, riuscendo anche a chiamare la polizia. E Jeff Gillooly rimane una figura centrale nella storia della pattinatrice. Il ragazzo, infatti, era il primo uomo che mostrava affetto a Tonya che, alle prese ancora con l'abbandono da parte del padre, non cercava altro che un po' di affetto, una scintilla che le permettesse di uscire dal fango in cui si sentiva impantanata. I due si innamorarono e per un breve lasso di tempo Tonya Harding doveva aver pensato di aver raggiunto il tango agognato lieto fine. Ma il rapporto con Gillooly precipitò presto in una spirale di violenza inaudita: l'uomo picchiava ripetutamente la moglie, costringendola in un altro rapporto abusivo, che portò la Harding anche ad affrontare ferite al viso dopo che il marito aveva provato a spararle contro. Ed è ancora Jeff Gillooly ad essere una figura cardine nello scandalo che coinvolse Tonya Harding, in riferimento all'infortunio di Nancy Kerrigan.

Come si legge su Coming Soon nel 1994, durante i Campionati Americani, Nancy Kerrigan venne brutalmente attaccata durante un allenamento. La donna venne raggiunta da uno sconosciuto provvisto di una sbarra di ferro che le colpì ripetutamente le gambe, con l'intento di spezzargliele e non farla gareggiare, per permettere così a Tonya di non avere rivali per la vittoria del titolo alle Olimpiadi. L'infortunio di Kerrigan, tuttavia, fu solo transitorio e le permise di garaggiare comunque, ottenendo un secondo posto che fu raggiunto non solo grazie all'innegabile talento, ma anche alla percezione di pubblico e giuria, che la videro come una martire. A seguito dell'incidente venne svolto un processo: si decise che Tonya Harding non era il mandante dell'incidente, ma nell'opinione pubblica si diffuse la consapevolezza che la pattinatrice sapesse cosa sarebbe accaduto e non avesse fatto nulla per evitare l'infortunio alla rivale.

La Harding, che ha sempre professato la sua innocenza, fu costretta dunque ad abbandonare il pattinaggio.

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