Economia

Cirio, Intesa mette ko Consob e Banca d’Italia

Accolto il ricorso: via Nazionale non può invocare il segreto sulle indagini

Mario Attanasio

da Milano

Banca Intesa batte Consob e Bankitalia. Il Tar del Lazio, con una pronuncia di pochi giorni fa, ha ordinato a Banca d’Italia di mostrare ai legali dell’istituto guidato da Corrado Passera il fascicolo completo relativo alle inchieste sulla vendita di bond Cirio e Argentina.
Stabilendo, più in generale, che non ci devono essere segreti per le banche durante gli accertamenti ispettivi condotti da Via Nazionale. Si tratta delle indagini che i funzionari di Palazzo Koch avviano su richiesta della Consob, in caso di sospetta violazione delle norme sui servizi di investimento. Bankitalia non potrà più invocare il segreto d’ufficio per tenere riservati nei confronti delle banche i fascicoli aperti. Durante queste inchieste, infatti, secondo il Tribunale amministrativo del Lazio, le banche «indagate» hanno sempre il diritto di accedere ai documenti e ai rapporti che da Bankitalia vengono spediti alla magistratura, chiamata poi a esprimersi nell’ambito di un eventuale procedimento giudiziario.
La decisione del Tar si inserisce nel quadro del diritto d’accesso agli atti pubblici e delle regole sulla trasparenza dell’attività della pubblica amministrazione, norme che non possono essere aggirate né derogate.
La vicenda ogggetto del ricorso riguarda, come già accennato, i bond argentini e le obbligazioni Cirio; il ministero dell’Economia, dopo l’indagine avviata dalla Consob, dispose sanzioni per 10 milioni di euro nei confronti dei vertici e di alcuni funzionari di Intesa oltre che di Unicredit, puniti per non aver rispettato le norme sulla vendita dei prodotti finanziari allo sportello, in particolare quelle sulla verifica dell’adeguatezza del rischio d’investimento, l’obbligo di custodia della documentazione e il divieto di operazioni in conflitto d’interesse.
A quella decisione di Via XX Settembre, la banca si oppose con un ricorso alla Corte d’appello di Milano - la sentenza è ancora attesa - chiedendo l’annullamento delle sanzioni.

Il Tar, pur obbligando i vertici di Bankitalia a mostrare il rapporto «completo senza omissis», ha però messo un paletto ai legali di Intesa: non rientra nel diritto di difesa conoscere il nome dei funzionari di Palazzo Koch titolari delle indagini.

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