Cisco, la terza via del calcio romano

Sembra di fare un tuffo nel passato mentre si osservano, magari pure con fare distaccato, i cartelloni che invitano gli sportivi romani ad abbonarsi alla Cisco Roma. Perché al fianco del faccione grintoso di Paolo Di Canio paiono quasi stonare i prezzi popolari di curva nord (50 euro), tribuna (100) e tribuna d’onore (150) dello stadio Flaminio che valgono un’intera stagione della ex Lodigiani. Perché in serie A, per quel pugno di euro, si riesce a vedere a malapena una partita, e neanche di cartello. Poi pensi che è «calcio di serie C», e allora la riflessione si allontana dalla mente, così come il genio di Quarticciolo si è staccato dalla «sua» Lazio per sposare il progetto del terzo club calcistico della capitale e soprattutto per ritornare alle origini, laddove era calcisticamente nato.
Scherzi del destino: Lodigiani-Lazio-Cisco Roma, la sorte di «Paolo il caldo» pare legata da un sottile filo che - siamo certi - non si spezzerà mai. Tanto che venerdì scorso quel «fato» ha creato pure un dubbio amletico nel cuore dei tifosi laziali che stavano seguendo, a Norcia, le gesta della formazione di Delio Rossi. Perché alle 17, nello stesso momento in cui i biancocelesti si apprestavano a disputare (e a vincere) il triangolare con gli arabi dell’Al Shabab Dubai e col Sant’Antonio Abate (serie D campana), a tre chilometri di distanza Di Canio stava scendendo in campo contro l’Arezzo, per l’ultima amichevole della Cisco Roma, prima del ritorno nella capitale, avvenuto sabato. Risultato: un po’ di gente qua e un altro po’ di là, a vedere il «fratello-ultrà» che gioca con un’altra maglia.
E allora? Tifoseria spaccata ancor prima di cominciare la stagione? No, certamente non così come l’abbiamo vista quest’anno ma, guarda caso, a osservare i 90 minuti dei biancorossoblu di Stefano Di Chiara stavolta c’erano più fan del consueto. E poco importa che la formazione capitolina abbia perso (1-0) contro i più quotati avversari toscani. Perché la Cisco Roma ha fatto passi da gigante sia durante il mercato che nel corso della preparazione estiva (per la cronaca: a Spoleto, la scorsa settimana, aveva mandato al tappeto la Reggina di Mazzarri). Segno evidente che il lavoro dell’allenatore sta proseguendo secondo le aspettative, e che il gruppo non solo sta diventando tale, ma crede fortemente nel progetto del doppio salto di categoria, dalla C2 alla B in due anni.

Anche se il direttore generale Pietro Leonardi, proprio subito dopo il match con i calabresi, ha provato a fare il pompiere: «Se puntiamo alla promozione diretta e a vincere il campionato? A noi interessa andare in C1, in qualunque modo».

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