(...) talvolta persino di poliziotti, carabinieri e finanzieri. Presto tutto torna come prima. Ma in quei pochi giorni nelle strade e nei quartieri sottoposti alla più intensa - sebbene provvisoria - attenzione scompaiono prostitute, spacciatori, ambulanti abusivi e, nei casi migliori, persino auto e moto dai marciapiedi. Da queste illusorie esperienze si ricava una certezza: una vigilanza regolare e diffusa è la migliore forma di lotta al degrado. Insomma, la solita solfa: ci vogliono più vigili per le strade. E la solita l'obiezione: sono quelli che sono (pochi) per ragioni di bilancio. Per di più, troppi di loro se ne stanno acquattati in ufficio anziché scarpinare per strada, grazie all'inestricabile groviglio di privilegi corporativi. Sono argomenti deboli, perché non tengono conto della realtà: la composizione sociale, le abitudini, i ritmi e l'antropologia stessa della città da anni sono cambiati, richiedendo un diverso modello di organizzazione della vigilanza, come dei trasporti e dei servizi.
L'amministrazione deve tenerne conto, deve ragionare su Milano com'è oggi veramente, anche cambiando la struttura del bilancio, in modo da avere più ghisa per strada: aumentando l'organico e strappandoli al tepore degli uffici. Affrontando, se necessario, i prevedibili conflitti.La città è cambiata: ora va trasformato il ruolo degli agenti
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