La città del futuro? Sarà molto artistica

A brevi passi, ma bisogna dire costanti, il Macro al Mattatoio sta divenendo uno dei poli di maggior interesse della città. Se l’ultima mostra, dal titolo Into me/Out of me aveva riscosso già un notevole pubblico, quella che inaugura in questi giorni probabilmente lo sarà ancora di più. Come per quello passato, anche per questo evento si è cercata una collaborazione con un altro museo, e, se nel caso della manifestazione precedente si era andati oltreoceano, per questo evento è bastato arrivare nel Sannio. La mostra infatti si avvale della collaborazione di Arcos, il Museo d'Arte Contemporanea Sannio di Benevento. Il titolo, La città che sale, è un omaggio a Umberto Boccioni, protagonista dell’unica vera avanguardia italiana, il Futurismo. Un titolo che non si esaurisce così, ma che ha anche una parte in inglese, We try to build the future. Sempre di futuro però si parla. La mostra infatti ha nel suo Dna un desiderio, quasi una necessità impellente di volersi confrontare con il futuro, attraverso quelle che da qualche tempo vengono considerate le arti maggiori, e cioè i lavori degli architetti e quelli degli artisti visivi. Si tratta dunque di un incontro, una indagine del mondo coevo e futuro attraverso occhi diversi, ma ugualmente attenti e sensibili. Tutti i lavori presenti evidenziano le similitudini tra due arti che in molte occasioni mescolano le caratteristiche. Installazioni che sembrano progetti architettonici, edifici che somigliano a grandi sculture. Opere che sono diverse da quello che paiono.

Come per esempio il lavoro di Massimo Bartolini, che sembra un trabattello, di quelli tradizionalmente utilizzati come impalcature, ma che in realtà non ha nessun tipo di utilizzo, poiché le ruote non sono appoggiate a terra, ma è agganciato in alto.

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