Le città del futuro spezzate in due da un muro d’odio

Spesso si sente dire che esiste una città nella città, creata dall’immigrazione islamica e dotata di leggi proprie importate dai Paesi d’origine. Oppure si legge di comunità completamente separate, e in perenne lite tra loro, nonostante vivano a due isolati di distanza nello stesso quartiere. Fino a qualche anno fa, passeggiare per le strade dei sobborghi londinesi lasciava stupefatti. Si percorreva una via relativamente lussuosa, con ordinate villette monofamigliari e, girato l’angolo, ecco una fila interminabile di residenze operaie.
China Miéville è nato a Londra nel 1972 e forse avrà avuto in mente quest’ultimo scenario quando scriveva il romanzo La città e la città (Fanucci, pagg. 360, euro 12,90, traduzione di Maurizio Nati). Miéville spacca letteralmente in due città-nazioni una città collocata in un punto indefinito dell’Europa dell’Est. I confini corrono lungo le strade, dividono caseggiati, lingue di territorio di una nazione si infilano nell’altra e viceversa. Il motivo della scissione è ignoto, ma le due città Stato, anzi la città e la città, sono accomunate solo dall’odio per i vicini. Da una parte Beszel: cupa, decadente, passata dal comunismo al capitalismo. Dall’altra Ul Qoma: vivace, in espansione, con qualche tratto musulmano ma poco marcato. Per gli abitanti di Beszel e Ul Qoma il reato più grave è guardare un cittadino della città rivale. Chi trasgredisce è prelevato da una misteriosa forza di polizia super partes, la Violazione. Implausibile, grottesco, assurdo. Proprio per questo La città e la città è un romanzo impeccabile: fa sembrare normale al lettore questo universo folle.
La città e la città è un thriller. Una ragazza viene trovata morta a Beszel. Ma è stata uccisa a Ul Qoma. Un detective di Beszel ottiene il permesso di valicare i confini per svolgere le indagini e scopre che circolano alcune teorie eretiche. Gli unificazionisti, fronteggiati dai nazionalisti, sostengono che le due città devono fondersi. Alcuni archeologi hanno trovato reperti che sembrano testimoniare l’esistenza di una civiltà comune preesistente alla divisione. Ma si diffonde anche una strana teoria.

Esisterebbe un’invisibile terza città tra Beszel e Ul Qoma. Impossibile raccontare la trama senza rovinare il piacere della lettura. Aggiungo solo che si arriva presto in fondo, e che China Miéville si propone come uno degli scrittori più radicali in circolazione.

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