Ad aspettarla sull’attenti gli agenti della polizia provinciale col mantellone e la divisa dei giorni importanti. Letizia Moratti varca di buon mattino la facciata tutto marmo di Palazzo Isimbardi. Un po’ministro, un po’candidata sindaco del centrodestra va ad incontrare Filippo Penati. Che, inutile dirlo, confessa di «fare il tifo» (come va di moda in questi giorni tra i diesse) per tutt'altro aspirante alla poltrona di Gabriele Albertini. «Perché quest'incontro? Sono o non sono il titolare del metodo dell'ascolto?», previene qualsiasi possibile obiezione dei suoi «compagni» di schieramento.
Un'ora di colloquio al piano nobile e al termine colloqui separati con i giornalisti. In piedi la Moratti, ospite e dunque costretta dal protocollo alla posizione più scomoda. «Abbiamo concordato sulla necessità che le istituzioni collaborino perché ci sono problemi che vanno oltre i confini della città». Più comodamente seduto nella sala prospiciente a quella dove si riunisce la giunta parla, invece, il padrone di casa. Di comune c’è il tono cordiale, per qualche maligno al limite del mellifluo dei due forse ancor troppo lontani dal clima della campagna elettorale. «Mi sembra - cambia bersaglio Penati e schiaffeggia l’ex “amicone” Gabriele Albertini - di cogliere una disponibilità rispetto ad un metodo e colgo una volontà di forte discontinuità rispetto al modello dell’attuale amministrazione». E, se qualcuno non avesse capito, c’è il secondo ceffone. «La volontà di costruire un rapporto fra istituzioni non solo di cordialità ma di comprensione. Non è con la nomina di commissario al traffico che si risolvono i problemi di Milano, ma ragionando su scala metropolitana».
Concetto che sembra accomunare le due figure che potrebbero, fra qualche mese, trovarsi ad amministrare la città e il suo hinterland. «Siamo partiti - ribadisce la lady ministra - dal concetto di città metropolitana e dalla necessità di una collaborazione su alcuni temi. Credo ci sia una condivisione sul fatto che per alcune funzioni dell’area metropolitana milanese si devono trovare modelli di governance comuni: traffico, inquinamento, infrastrutture, casa, servizi, politiche ambientali, sistema idrico integrato. Anche sul tema dell’immigrazione è necessario costruire un progetto comune. I problemi non li può risolvere solo Milano». Esempi concreti? «Il traffico. Bisogna lavorare sulle tangenziali esterne. E il Comune non ha la possibilità di intervenire. Ci sono funzioni frammentate fra le diverse istituzioni che vanno integrate». Come? La Moratti non lascia passare una palla. «Ci sono gli accordi di programma. Per costruire la nuova Fiera hanno funzionato benissimo». E poi c’è la cultura. «Serve - assicura Penati - a costruire un maggior senso di appartenenza». E dona alla Moratti un volume sulla Scala. Un ringraziamento al governo che, cambiando lo statuto, consentirà alla Provincia di entrare nel cda della fondazione che regge il più prestigioso teatro lirico del mondo. La tregua regge. Almeno per ora.
Oggi il viaggio nelle istituzioni prosegue con la visita ad Albertini. Nel pomeriggio l’incontro con i partiti della Casa delle libertà. Che, ieri, hanno cominciato le grandi manovre. Gran seduta plenaria in viale Monza, quartier generale di Forza Italia. Convocati dai coordinatori tutti i consiglieri (regionali, provinciali e comunale) e gli assessori. Sul tavolo l’agenda delle prossime settimane. Primo appuntamento giovedì 19 con l’arrivo del premier Silvio Berlusconi che, presente Letizia Moratti, parteciperà al Teatro Nuovo a un convegno in ricordo del padre organizzato da Stefania Craxi. Nel fine settimana delle primarie del centrosinistra (28-29 gennaio) altra mobilitazione con i banchetti.
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