«Ero certa che i milanesi avrebbero detto sì a una città più sicura». Virgolettato di un sindaco sommerso (e non metaforicamente) dalle telefonate e dalle e-mail dei suoi cittadini ma pure dalle risposte positive arrivate da associazioni di via, commercianti e artigiani.
Tutti uniti da un comune denominatore: pretendere dal governo una risposta concreta al bisogno di sicurezza di Milano. Quella domanda di sicurezza di una città dove illegalità e violenza si mescolano e rendono più difficile la quotidianità, sia in centro come in periferia.
Risposta immediata e corale che si traduce in un appuntamento per lunedì 26 marzo. Dove? In corso Buenos Aires, in quellarteria commerciale che, appena un anno fa, fu violentata dai no global con devastazioni e incendi. La Milano civile rispose anche allora con un corteo di protesta: marcia, allora come oggi, per ribadire che «legalità e sicurezza devono valere per tutti».
Certezza messa nero su bianco da Letizia Moratti e sottoscritta da Unione commercio, Unione artigiani e Cna ambrosiano, che hanno dato vita a un comitato promotore della protesta in piazza per ribellarsi contro il governo che continua a non ascoltare le istanze della città.
E mentre i promotori della fiaccolata «chiamano a raccolta donne, uomini e bambini, milanesi singoli e organizzati», Forza Italia parla di «atto di responsabilità del sindaco verso i cittadini» (Giulio Gallera, capogruppo comunale) e la sinistra bolla liniziativa del sindaco come «qualunquista» e «populista». Si va da quella che lazzurro Bruno Dapei definisce «la minaccia dei Ds» - «la collaborazione per il tavolo Milano rischia così di non avere vita lunga», ha sostenuto infatti il segretario provinciale della Quercia - alla richiesta di «dimissioni del sindaco» secondo lo Sdi perché, è la tesi di Roberto Caputo, «Letizia Moratti aumenta la tensione sociale». Ma cè pure quella critica firmata dallex prefetto di Milano, Bruno Ferrante, che vagheggia di «demagogia» e di «creazione di allarme sociale».
Critiche «sconcertanti» le definisce Mariastella Gelmini, coordinatore lombardo di Forza Italia: «Le parole del sindaco sono un grido di dolore dei quartieri milanesi.
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