«La cittadella giudiziaria si finanzierà da sola»

«Demoliamo una parte di San Vittore: l’area si potrà edificare»

Sabrina Cottone

San Vittore scoppia e Palazzo di Giustizia è inadeguato a rispondere alle esigenze di magistrati, avvocati e alla fine di tutti i cittadini. Le difficoltà sono note da tempo, l’Sos è stato rilanciato pochi mesi fa dal presidente della Corte d’appello, Giuseppe Grechi, che durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario ha chiesto di procedere all’edificazione di «una cittadella giudiziaria pensata per il terzo millennio». Adesso qualcosa si muove e Roberto Formigoni è sicuro che sarà la volta buona: «Entro la fine del mese ci incontreremo con Comune, ministero dei Beni culturali e della Giustizia per decidere insieme l’area e far partire l’accordo di programma. La Regione sarà l’ente promotore per la realizzazione della nuova cittadella giudiziaria. Così partirà un grandissimo progetto al quale abbiamo lavorato per diversi anni». Alla fine dei lavori («prevedo cinque sei anni, qualcosa in meno della Fiera di Rho-Pero») il volto della città sarà trasformato: Tribunale, San Vittore ma anche Tar e Corte dei conti avranno sede nella medesima area. La rivoluzione riguarderà San Vittore e Palazzo di Giustizia, che saranno trasformati.
Questo nuovo progetto edilizio è davvero una priorità?
«Sono sotto gli occhi di tutti le difficoltà che nascono dall’avere le funzioni giudiziarie e penitenziarie separate, così come l’assoluta inadeguatezza del Palazzo di Giustizia e la fatiscenza del carcere di San Vittore, che costringono gli agenti della polizia penitenziaria e i detenuti in condizioni di vita sacrificate. Molte difficoltà, inclusa la lentezza della giustizia di cui tutti in Italia si lamentano, sono dovute alla situazione logistica. Vorrei costruire strutture adeguate perché il lavoro sia al servizio dell’uomo e non contro l’uomo. Penso anche ad aree a fianco della cittadella destinate al lavoro dei detenuti».
Ha già in mente un’area adatta? Se sarà decentrata è facile immaginare una rivolta degli avvocati e non solo.
«Ho in mente una o due idee, ma decideremo insieme al Comune e al governo il luogo a Milano o nelle immediate vicinanze che abbia le caratteristiche più adeguate. Dovrà essere una zona ben servita dai mezzi pubblici, metropolitane e non solo, collegata a strade, autostrade e aeroporti. Se si guarda la pianta della città, non ci sono poi tanti posti con queste caratteristiche...».
Sono proprio tutti d’accordo?
«La decisione è assunta. Abbiamo raggiunto un’intesa con il sindaco, Letizia Moratti, il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, e dei Beni culturali, Francesco Rutelli».
Che tempi sono previsti? Quando sarà possibile entrare nella futura cittadella giudiziaria?
«Nel giro di qualche anno ci apprestiamo a rendere disponibili San Vittore e il Tribunale. Per l’entità dell’operazione, è un progetto molto simile alla Fiera. A Rho-Pero tra progettazione e realizzazione sono stati necessari otto anni, la Cittadella sarà pronta tra sei o sette anni».
È un’operazione altrettanto consistente anche dal punto di vista economico. Da dove arriveranno i soldi?
«È un progetto da 500 o 600 milioni di euro, poco meno della Fiera. Ma per la gran parte si autofinanzierà, perché venderemo le aree in centro per finanziare la nuova Cittadella. Poi arriveranno i fondi del ministero della Giustizia».
Pensa che sia possibile vendere l’area di San Vittore e del Tribunale?
«Una parte di San Vittore sarà conservata e adibita a museo o ad altro, un’altra area può essere demolita e diventare edificabile o comunque essere restituita alla città. Ne discuteremo con il Comune e lanceremo un concorso. Anche il Tribunale sarà destinato ad altre funzioni. A breve avremo appunto il primo incontro per cercare la nuova area e decidere come utilizzare le aree vecchie. Esattamente come è successo con la Fiera».


Le piace l’idea dell’Expo 2015 a Milano?
«Certamente, è una vetrina per far conoscere meglio Milano. Ma lì bisogna stendere un progetto e poi partecipare a una gara che si può vincere o perdere. Questa gara, invece, la vinceremo senz’altro».

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