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Cittadinanza, Fini insiste: "La legge va rivista E basta con la scimitarra della propaganda"

In una lectio magistralis alla facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Pisa il presidente della Camera torna a sottolineare la necessità di modificare la legge sulla cittadinanza: "Applicare lo jus soli al figlio di stranieri nato sul territorio nazionale e ivi residente in modo stabile"

Cittadinanza, Fini insiste: "La legge va rivista 
E basta con la scimitarra della propaganda"
Pisa - Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, insiste su quello che ormai per lui è diventato un vero e proprio cavallo di battaglia: la legge sulla cittadinanza va rivista. Ma come va cambiata? Prima di tutto prevedendo lo jus soli (è cittadino chi nasce sul suolo italiano) per i bambini nati in Italia o arrivati piccolissimi e qui residenti stabilmente o che qui abbiano completato un ciclo di studi.

Politica eviti provincialismi Nella sua lectio magistralis alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Pisa, la terza carica dello Stato ha detto: "Se auspichiamo che la politica italiana sia con la "P" maisucola, cioè proiettata al futuro, dobbiamo impegnarci per limitare il tasso di provincialismo" perché spesso "discutiamo di cittadinanza come se fosse una questione tipicamente italiana. In realtà riguarda tutte le democrazie liberali".

Basta scimitarra della propaganda Quindi, ha invitato Fini, "discutiamone dismettendo la scimitarra della propaganda e cercando di capire cosa c’è dietro". "In Italia - ha spiegato Fini - la legge sulla cittadinanza, che ha il suo cardine nello jus sanguinis, integrato da residuali ipotesi di jus soli, e che attribuisce una preminenza alla volontà della persona rispetto alle situazioni di fatto, necessita, a mio avviso, di essere rivista per favorire pienamente un percorso di integrazione che, al di là di elementi solo formali, come il mero trascorrere un certo periodo di tempo, che considero un approccio riduttivo e miope, testimoni la volontà concreta dell’immigrato di partecipare al destino comune che lega tutti i componenti della società politica di cui entra a far parte".

Applicare lo jus soli Fini quindi ha ribadito l’opportunità di applicare "lo jus soli al figlio di stranieri nato sul territorio nazionale e ivi residente in modo stabile, lo sottolineo quattro volte perché non credo che chi nasca in Italia automaticamente debba essere cittadino". Lo jus soli, secondo il presidente della Camera, va applicato anche a "chi arriva in Italia piccolissimo" o "a chi ha completato un ciclo di studi" perché "la patria oggi non può più essere concepita come la terra dei padri, ma come identità collegata ai valori di fondo che discendono dai precetti costituzionali e che si indirizzano anche ai non cittadini" quindi "le riflessioni sull’opportunità o meno di dare la cittadinanza a chi nasce qui, ci arriva piccolo, frequenta un intero ciclo di studi, deve partire dall’idea che la cittadinanza democratica non ha una matrice escludente, ma fa uno sforzo di integrazione".

La generazione Balotelli Gli immigrati di seconda generazione, quella che Fini anche oggi chiama "generazione Balotelli", secondo il presidente della Camera, "non possono suscitare interrogativi inquietanti per la stabilità del nostro sistema sociale".

Quindi ha concluso: "La qualità della convivenza futura passa attraverso la capacità che avremo di far considerare italiano proprio quel ragazzino figlio di immigrati quando arriva in una fase di adolescenza e se emarginato può agevolmente essere reclutato dai cattivi maestri dell’integralismo religioso e del fanatismo".

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