Cittadinanza al poligamo, è scontro

Via la cittadinanza al poligamo? Il dibattito è aperto, ma è anche molto controverso. A lanciarlo il ministro il ministro dell’Interno francese Brice Hortefeux, che aveva scritto al collega Eric Besson, titolare del dicastero dell’Immigrazione, chiedendo di verificare la possibilità di togliere la cittadinanza a uno straniero islamico, Lies Hebbadj, che avrebbe 4 mogli e 12 figli. Il caso è scoppiato quando la polizia multato una delle donne perché guidava con il niqab, il velo integrale che lascia scoperti solo gli occhi.
Da qui, la scoperta della situazione matrimoniale dell’uomo (in Francia, come in Italia, la poligamia è considerata un reato) e la richiesta di Hortefeux di avviare la decadenza della cittadinanza, un provvedimento che la legge francese prevede in casi piuttosto rari.
In Francia la richiesta ha scatenato un’accesa discussione. Tanto che lo stesso ministro francese dell’Immigrazione Besson ha ammesso, ai microfoni della radio Rtl, che il fondamento giuridico per ritirare la cittadinanza per reato di poligamia al marito della donna multata perché guidava con il niqab è «molto controverso», e ha poi ipotizzato un «adattamento legislativo» in materia.
«Oggi sarebbe possibile farlo in base all’articolo 25 del codice civile, ma è molto controverso, ho incontrato ieri degli esperti, alcuni mi hanno detto sì altri no» ha spiegato alla radio Besson.
Il problema è che l’uomo dalle molte mogli, oltre che poligamo, è un gran furbone. Secondo le informazioni raccolte dal ministro Hortefeux «vivrebbe in situazione di poligamia, con quattro mogli da cui avrebbe avuto dodici figli», e costringerebbe tutte a portare il velo integrale. Le donne, inoltre, «beneficerebbero tutte dei sussidi per genitori soli e degli assegni familiari» erogati dall’assistenza sociale pubblica». Oltretutto, l’uomo si è giustificato dicendo che «si tratta di amanti, non di mogli» e che «Se si fosse privati della nazionalità quando si hanno delle amanti la perderebbero molti francesi»
Besson tuttavia non esclude di intervenire.

«Se il popolo francese pensa che non si possa imbrogliare in questo modo - ha poi aggiunto - a quel punto, sotto l’arbitrato del presidente della Repubblica e del Primo ministro, potremmo concepire un’evoluzione legislativa del problema».

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