"100mila posti di lavoro a rischio": l'allarme sui condizionatori

Sui condizionatori la stretta europea è potenzialmente devastante. E Assoclima stima fino a 100mila posti di lavoro che si possono perdere

"100mila posti di lavoro a rischio": l'allarme sui condizionatori
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100mila posti di lavoro e da 5 a 8 miliardi di euro di Pil persi: questo, nel peggiore degli scenari, quello che secondo Assoclima (la "Confindustria" dei produttori di climatizzatori) può succedere al sistema-Paese Italia se nei prossimi anni passerà la regola comunitaria sui nuovi condizionatori, per la cui produzione saranno previste norme più stringenti.

Condizionatori, Ue vara stretta

Nelle scorse settimane la Commissione Europea ha iniziato a pensare alle nuove norme da promuovere per ampliare le prescrizioni del Green Deal legato a Next Generation Eu. L'obiettivo delle norme in via di definizione a Bruxelles è il contrasto agli idrofluorocarburi, anche noti come F-gas, e all'effetto serra derivante dalle loro attività.

In particolare, l’Unione Europea ha pensato di vietare ogni servizio di assistenza rivolto ai condizionatori, alle pompe di calore e agli impianti contenenti gas fluorurati che possono disperdersi dall'atmosfera a partire dal 2024.

La riduzione delle emissioni di gas climalteranti è sicuramente un obiettivo primario, ma sui condizionatori le norme europee che applicano la direttiva approvata dal Parlamento europeo secondo cui gli F-Gas andranno eliminati dalla circolazione entro il 2050, può creare un'eccessiva accelerazione, a detta di Assoclima, potenzialmente devastante per produttori e manutentori.

Un regalo a Cina e Usa?

"Il bando ai gas refrigeranti, secondo le imprese, andrebbe a vantaggio dei produttori americani e cinesi di apparecchiature per la climatizzazione che potranno rimpiazzare il vuoto di mercato lasciato dai produttori europei e italiani", nota il Corriere delal Sera. "Infatti, il nuovo regolamento prevede il divieto di realizzare apparecchi funzionanti con i vecchi gas anche per la sola esportazione extra Ue" e questo può rischiare di non far partecipare l'Europa ai mercati in espansione per i settori nel resto del mondo senza per questo garantire un minimo beneficio all'ambiente.

Gabriele Di Prenda, manager di Daikin Italia, ha dichiarato al quotidiano di Via Solferino che ad oggi sarebbero inutilizzabili almeno l'80% e potenzialmente fino al 90% degli impianti e dei condizionatori oggi attivi in Italia, con conseguenti effetti a cascata sull'indotto e sulla produzione di componenti per la manutenzione. Da cui derivano le previsioni più nere su industria e sviluppo messe in campo da Assoclima.

Non la prima "scivolata" Ue

In quest'ottica, non si tratta della prima scivolata europea su settori in cui l'Italia potrebbe essere depotenziata industrialmente dall'accelerazione green. Del caso auto e della normativa sulle case green si è, chiaramente, ampiamente parlato.

Ma anche elementi come la stretta sui condizionatori può contribuire a danneggiare nel breve periodo sviluppo e industria, così come quella in via di discussione sugli imballaggi e quella imminente sulle pompe di calore. Segno di un ambientalismo che spesso dimentica i costi economici e sociali che i cittadini, italiani e non solo, devono sostenere per soddisfare la svolta green.

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