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Cartelle "sospese", rottamazione a rischio. I commercialisti: rinviare le rate o sarà flop

Ecco come cambierà la riscossione. Pignoramento dei conti, decreto in arrivo

Cartelle "sospese", rottamazione a rischio. I commercialisti: rinviare le rate o sarà flop

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Cartelle "sospese", rottamazione a rischio. I commercialisti: rinviare le rate o sarà flop

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La riscossione cambierà per sempre, ma prima bisogna sperare che la rottamazione delle cartelle vada a buon fine (siamo alla Quater) dopo il fallimento delle tre precedenti. Succederà? Lo sapremo solo il 6 novembre, quando scadranno i cinque giorni per il pagamento della prima rata, pari al 10% dell'importo. Sono circa tre milioni i contribuenti che hanno presentato domanda di adesione. Il governo, per ora, sembra ignorare gli appelli di professionisti e contribuenti che implorano uno slittamento, almeno quello della seconda rata (pari a un altro 10% del totale) da fine novembre al 20 dicembre.

Chi non paga una delle rate si vedrà privato dei benefici della definizione agevolata e gli importi già corrisposti saranno considerati a titolo di acconto sulle somme dovute. «Ma anche questa rottamazione è sbagliata: poche rate, troppo alte e troppo ravvicinate. Se le altre hanno fallito, come pensano che questa funzionerà?», è la sintesi di molti professionisti milanesi contattati dal Giornale. Anche la giurisprudenza corrente non sembra lasciare scampo: più di un tribunale, da Milano a Parma e La Spezia, ha congelato il pagamento delle prime rate della Quater per colpa della crisi economica che rende difficile onorare i debiti con l'Erario. Ne dà notizia l'avvocato Claudio Defilippi, esperto in sovraindebitamento. «Si sospende l'esecutività del provvedimento impugnato», gongola il legale.

Se l'esecutivo non si sveglia, per i conti pubblici si aprirà l'ennesima voragine. La legge di Bilancio bollinata e firmata dal Quirinale mette comunque una pietra tombale sulla riscossione, per come la conosciamo. Nelle pieghe del testo c'è un messaggio durissimo per i vertici dell'ex Equitalia, in primis Ernesto Maria Ruffini che da sette anni (non consecutivi) guida le Entrate: «La procedura attuale è farraginosa e penalizzante per il contribuente (il debito cresce del 325%), è antieconomica per la Pubblica amministrazione, disincentiva il tempestivo adempimento dell'obbligo e vanifica le procedure di recupero». Lo dimostrano le oltre 172 milioni di cartelle incagliate, pari a oltre 1,1 miliardi di euro, di cui esigibili sono solo il 6%.

Quanto al famoso pignoramento, si parla genericamente di «modalità telematiche di cooperazione applicativa e degli strumenti informatici, per l'acquisizione di tutte le informazioni necessarie, da chiunque detenute». In pratica, per evitare «il pericolo di condotte elusive da parte del debitore», tipo svuotare il conto, la Riscossione può verificare se in banca i soldi ci sono. Purché sia passato un anno dalla notifica e senza contestazioni dal contribuente. Ma prima serve un decreto attuativo che coinvolga l'Abi e il Garante della Privacy. Il giochino potrebbe fruttare 243 milioni nel 2025 e 347 nel 2026. È il Pnrr che chiede di accelerare la compliance e migliorare la riscossione.

«Va bene archiviare cartelle pendenti ma forme di prelievo tecnologico sono da escludere», ribadisce Maurizio Gasparri di Forza Italia.

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