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Colf, badanti e baby sitter:cos'è e come funziona il lavoro domestico

Quasi 900mila persone che nel 2022 hanno lavorato nelle case degli italiani. Cosa si intende per lavoro domestico e quali sono le figure comprese e come viene regolamentato il contratto di lavoro

Colf, badanti e baby sitter:cos'è e come funziona il lavoro domestico

Quasi 900mila persone che nel 2022 hanno lavorato come colf, badanti, baby-sitter e camerieri nelle case degli italiani. Sono questi i dati certificati dall’Inps, sul comparto del lavoro domestico nel nostro Paese, cioè tutte quei lavoratori “addetti al funzionamento della vita familiare e delle convivenze familiarmente strutturate”.

Si tratta di numeri importanti sia sotto il profilo economico che, soprattutto, sotto quello dei servizi fondamentali a migliorare la qualità della vita delle famiglie che “vivono” a stretto contatto con queste lavoratori.

Ma cosa si intende, nello specifico, per lavoro domestico, quali sono le figure comprese e come viene regolamentato il contratto di lavoro?

Entriamo un po’ più nel dettaglio.

Chi sono i lavoratori domestici

Secondo il contratto collettivo che regolamenta questo comparto occupazionale, per lavoro domestico si intende l’insieme di persone che favoriscono il “funzionamento della vita familiare e delle convivenze familiarmente strutturate”.

Dunque ci si riferisce non solo a colf, badanti e baby-sitter (che ne rappresentato comunque la fetta più ampia), ma anche a:

  • Custodi
  • Camerieri
  • Stallieri
  • Autisti
  • Cuochi
  • Amministratori dei beni di famiglia
  • Maggiordomi
  • Governanti
  • Giardinieri
  • Istitutori

Si tratta, dunque, di tantissime figure che svolgono figure molto diversificate ma che, appunto, lavorano per favorire e migliorare la qualità della vita delle famiglie per cui lavorano.

Come assumere un collaboratore domestico

La prima cosa da fare è, come per qualsiasi datore di lavoro, verificare la documentazione del futuro collaboratore; inoltre, nel caso in cui si tratti di un lavoratore extracomunitario è essenziale verificare la regolarità del permesso di soggiorno ai fini lavorativi.

In alcun casi, però, può succedere che il futuro collaboratore non sia ancora entrato in Italia e pertanto occorre attendere il decreto flussi come quello uscito lo scorso 7 luglio, con cui il Governo ha approvato le quote di immigrazione programmata per il lavoro domestico; a quel punto è possibile presentare apposita domanda di nulla osta al lavoro, da parte del datore, allo Sportello unico per l’immigrazione della provincia in cui si risiede così da avere il rilascio del contratto di soggiorno che rende possibile il permesso di soggiorno per motivi di lavoro.

A quel punto si può procedere con l’assunzione sul sito Inps; come ricorda l’istituto previdenziale: “Dal 29 gennaio 2009 la comunicazione di assunzione si presenta all'INPS entro le ore 24 del giorno precedente (anche se festivo) a quello di instaurazione del rapporto di lavoro. La comunicazione ha efficacia anche nei confronti dei servizi competenti, del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, del Ministero della Salute, dell'INAIL e della prefettura/ufficio territoriale del Governo”.

Occorre compilare, dunque, il modello COLDASS ovvero LDEM09 extra UE in caso di lavoratore extra comunitario.

Contratto di lavoro, busta paga, e Certificazione unica

Una volta deciso di assumere un collaboratore domestico a seconda delle proprie esigenze è necessario decidere, come per qualsiasi altro lavoro dipendente, se il contratto sarà a tempo determinato o indeterminato, full time o part-time.

In tutti i casi il contratto dovrà contenere, oltre alle informazioni tra le parti:

  • la data di assunzione.
  • La tipologia di contratto.
  • il livello di assunzione da cui dipendono sia il periodo di prova (regolarmente retribuito) che va dagli 8 giorni sino al mese, che la retribuzione (la quale deve essere logicamente inserita nel contratto).
  • orario di lavoro, riposo e ferie.

Per quanto riguarda la busta paga il datore di lavoro la può predisporre in forma libera, ma devono essere contenute alcune informazioni necessarie:

  • riferimenti del datore di lavoro e del collaboratore.
  • data di assunzione.
  • scadenza del contratto.
  • scatti di anzianità.
  • orario lavorativo.
  • livello.
  • se si è in convivenza o meno e l’eventuale indennità sostitutiva per vitto e alloggio.
  • la retribuzione minima.
  • la base oraria.
  • il codice Inps.
  • la paga base.
  • superminimo.
  • indennità di funzione.
  • retribuzione totale.
  • ferie.
  • gli aspetti retributivi e dei versamenti e del Tfr.

La busta paga è un documento obbligatorio però, nel caso in cui il datore di lavoro domestico intenda fare ricorso a prestazioni di lavoro di tipo occasionale può essere utilizzato il Libretto famiglia.

Inoltre, almeno 30 giorni prima della data in cui andrà consegnata la dichiarazione dei redditi o della cessazione del rapporto lavorativo il datore di lavoro dovrà rilasciare la Certificazione Unica, ex CUD.

Tfr e cessazione del lavoro

Come ogni contratdipendente al termine del contratto deve essere corrisposto al collaboratore il trattamento di fine rapporto nel momento in cui cessa il contratto. I datori possono anticipare una quota di Tfr ogni anno nella misura massima del 70% di quanto maturato nell’anno stesso.

Per quanto riguarda, invece, la cessazione, il rapporto di lavoro può essere risolto da entrambe le parti con determinate scadenze:

  • Per i rapporti non inferiori a 25 ore settimanali e fino a 5 anni di anzianità il preavviso deve essere di 15 giorni di calendario che diventano 30 se si parla di oltre i 5 anni di anzianità. Nel caso in cui sia il lavoratore a dimettersi i termini si riducono del 50
  • Per i rapporti inferiori alle 25 ore settimanali e fino a 2 anni di anzianità presso lo stesso datore di lavoro il preavviso deve essere di 8 giorni di calendario che diventano 15 oltre i 2 anni.

La cessazione deve essere comunicata all’Inpa entro 5 giorni dalla data di fine rapporto, tramite procedura telematica.

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