
Nel 2024 i consumatori domestici italiani hanno visto crescere il prezzo medio del gas naturale del 15,1% rispetto all’anno precedente, un dato che riporta l’Italia sopra la media dell’area euro (+5,3%), invertendo la tendenza del 2023 quando si registrava un differenziale negativo dell’8,3%. A sottolinearlo è l’Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente (Arera), che ha presentato alla Camera la relazione annuale. All’origine di questo aumento, spiega Arera, vi sono soprattutto la fine delle misure straordinarie introdotte nei mesi più acuti della crisi energetica: il ripristino dell’Iva ordinaria e degli oneri di sistema ha avuto un impatto decisivo sul prezzo finale.
Nel quadro globale, la domanda mondiale di gas è cresciuta del 2,8%, spinta soprattutto dall’area Asia-Pacifico, mentre l’offerta si è fermata a un +1,4%. Gli stoccaggi europei hanno chiuso la stagione fredda 2024-2025 con riserve ridotte del 34% rispetto al 59% dell’anno precedente. In Italia, nonostante un lieve aumento dei consumi (+0,3 miliardi di metri cubi), continua il calo delle importazioni (-3,3%), con l’Algeria che resta primo fornitore ma con volumi in discesa. Anche la produzione nazionale è in calo (-4,1%).
“La cifra che mi pare accomuni tutti noi, in questa fase storica, è quella dell’incertezza”, ha affermato il presidente dell’Arera, Stefano Besseghini. Secondo il numero uno dell’Autorità, accanto alle dinamiche di mercato resta centrale il tema del cambiamento climatico, che condiziona le scelte energetiche. “Non abbiamo potuto avviarci nel percorso di transizione energetica verso assetti ambientalmente sostenibili trainati da una tecnologia che avesse le risposte disponibili, ma siamo stati spinti anche da una chiara volontà politica”, ha osservato.
Sul fronte dell’energia elettrica, l’Italia ha registrato una delle riduzioni più marcate dei prezzi lordi (-8%), dopo un 2023 segnato da rincari generalizzati. Ma il calo dei costi dell’energia è stato in parte vanificato da un incremento del 28% delle componenti fiscali e parafiscali. “I prezzi finali pagati dalle famiglie italiane, infatti, continuano a essere penalizzati dalle componenti di oneri, imposte e tasse il cui incremento del 28% ha annullato le riduzioni registrate dalla componente energia e dai costi di rete”, ha spiegato Besseghini. Nel confronto internazionale, la componente fiscale italiana risulta essere la più elevata, superiore a quella della Francia (+51%), della Spagna (+36%), e della media dell’area euro (+18%).
La domanda elettrica è cresciuta del 2,3%, trainata dal comparto civile e dai servizi, mentre l’industria resta in lieve flessione (-0,5%). Le fonti rinnovabili hanno coperto il 42,7% della produzione nazionale, grazie soprattutto al balzo dell’idroelettrico (+30,2%).
Besseghini ha annunciato una serie di cambiamenti importanti. “A partire dal primo luglio 2025 la bolletta di energia elettrica e gas naturale in Italia cambierà volto. Una riforma profonda, per rendere più semplice il rapporto tra cittadino e mercato dell’energia”, ha spiegato. “Ogni operatore sarà tenuto a pubblicare in modo visibile le condizioni economiche delle proprie offerte, corredate dal codice identificativo e dalla scheda sintetica prevista dalla regolazione”.
Besseghini ha poi toccato il tema del nucleare, recentemente tornato al centro del dibattito pubblico: “Bene ha fatto il governo a riportare nel dibattito il tema della tecnologia nucleare. Un Paese industrializzato come l’Italia non può non avere un contesto normativo in grado di agevolare lo sviluppo delle soluzioni innovative”.
Sul versante sociale, il presidente dell’Autorità ha evidenziato i risultati ottenuti con i bonus energia. “Nel 2024 sono stati riconosciuti automaticamente circa 2,8 milioni di bonus sociali elettrici e 1,7 milioni di bonus gas. Prosegue anche il percorso per il bonus sociale idrico, che ha raggiunto quasi due milioni di famiglie, quadruplicando i beneficiari”, ha dichiarato. Inoltre, “una significativa novità è stata l’introduzione del ‘bonus rifiuti’ con uno sconto del 25% sulla Tari per le famiglie in difficoltà”.
Infine, un accenno alla struttura dei mercati: “Un punto centrale resta
quello del disaccoppiamento della remunerazione di mercato elettrico fra le fonti con o senza costi marginali. Bisogna riflettere sulla possibilità che due fonti che forniscono lo stesso prodotto possano avere prezzi diversi”.