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Beneficiari, controlli e assegni: il reddito di cittadinanza cambia volto (e nome). Le novità

Il reddito di cittadinanza si appresta a cambiare pelle: ecco come dovrebbe funzionare la nuova misura statale, la platea dei beneficiari e la stretta sui controlli

Beneficiari, controlli e assegni: il reddito di cittadinanza cambia volto (e nome). Le novità
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I tempi sono maturi: il reddito di cittadinanza così com'era stato impostato dai grillini sta per sparire definitivamente per essere sostituito da uno strumento chiamato Mia, ossia "Misura di inclusione attiva" previsto in 12 articoli. Nei prossimi giorni, il ministro del Lavoro, Elvira Calderone, porterà il decreto legge in Consiglio dei Ministri: lo ha confermato con una nota lo stesso ministero specificando che trattandosi di una materia "che necessita di un approfondito confronto tecnico con altri ministeri, le Regioni, i Comuni e gli enti competenti" e non permette, a oggi, "di considerare un primo draft dell'intervento normativo come valido testo di riferimento per la riforma".

Come sarà il nuovo reddito

Come abbiamo visto sul Giornale.it, il governo Meloni ha avuto da subito le idee chiare spiegando che la misura statale sarebbe stata prorogata soltanto per i primi mesi del 2023, poi addio. Ecco, quindi, che il 31 agosto 2023 segnerà lo spartiacque tra il vecchio reddito (erogato al massimo fino alla fine dell'anno) e il nuovo che avanza. Il Corriere della Sera spiega che le platee familiari bisognose dovrebbero saranno in due gruppi, le persone occupabili e quelle non occupabili. Nel primo gruppo rientrano persone comprese tra 18 e 60 anni, del secondo farebbero parte gli over 60, almeno un minore o un diversamente abile. Secondo le prime stime, le famiglie con membri occupabili che potranno fare domanda con la nuova Mia sarebbero circa 400mila.

La stretta sul sussidio

Un'altra importante novità riguarda la cifra che sarà percepita, più bassa che in passato e con una durata inferiore rispetto al reddito grillino: il quotidiano spiega che le famiglie che rientrano nella categorie "non occupabili" percepirebbero 500 euro mensili come accade tutt'ora ma per gli "occupabili" cambierebbe tutto con un assegno base non superiore a 375 euro. Per quanto riguarda la durata, nel primo caso si parla di 18 mesi, nel secondo non più di un anno. Il messaggio è forte e chiaro: rimboccarsi le maniche e cercare lavoro (aiutati dallo Stato).

Qualche mese fa, il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, aveva proposto l'impossibilità di richiedere il reddito di cittadinanza di continuo con le stesse modalità: anche per le famiglie che non hanno occupabili, dopo la prima domanda valida per 18 mesi, la seconda volta non si potrebbe percepire per oltre 12 mesi e, prima di una nuova domanda, ci sarebbe una pausa di almeno un mese come succede oggi. I nuclei con persone occupabili, invece, dopo il primo anno di sussidio statale, alla seconda domanda lo percepirebbero per un massimo di sei mesi: la terza domanda si potrebbe inoltrare soltanto dopo un anno e mezzo di interruzione.

Come funziona la "scala di equivalenza"

La stretta riguarda anche l'Isee passando dai 9.360 euro di oggi a non oltre i 7.200 euro annui: con questa diminuzione sarebbero tagliati fuori migliaia di nuclei che tutt'ora percepiscono il reddito di cittadinanza. Un fattore positivo, poi, è rappresentato dalla "scala di equivalenza": come dice il nome stesso, l'importo di base sarebbe più elevato in base al numero dei componenti familiari così da poter andare incontro ai più bisognosi. Nella bozza si legge che questo parametro escluderà i minori che avranno diritto, se usufruiscono dell'Assegno unico e universale, di 50 euro al mese nel Mia in quota fissa. Nel caso specifico, poi, il parametro "è pari a 1 per il primo componente adulto del nucleo familiare ed è incrementato di 0,4 per ogni ulteriore componente maggiorenne che non usufruisce dell'assegno unico e universale, fino a un massimo di 2,1 ed ulteriormente elevato a 2,2 in presenza di componenti in condizione di disabilità grave o non autosufficienza".

Addio ai "furbetti"

Non si contano tutti i furti della misura statale da parte di persone che non ne avevano i requisiti minimi e che in questi anni hanno truffato lo Stato. Adesso cambia tutto: dopo la domanda che sarà inoltrata telematicamente, la misura statale verrà erogata soltanto dopo tutti i controlli incrociati sul patrimonio, Isee, possesso di veicoli e altre informazioni necessarie per capire il diritto o meno alla richiesta. Ad esito positivo, gli occupabili finiranno nel database dei Centri per l'impiego ma anche nelle agenzie private, gli altri avranno un percorso di inclusione tramite i Comuni. Rispetto al passato, poi, al primo rifiuto del lavoro addio reddito di cittadinanza: saranno considerate offerte valide anche quelle sui contratti brevi e nella stessa provincia di residenza o al massimo quella confinante.

Verrà combattutto con ogni mezzo anche il lavoro in nero: non si potranno superare i 3mila euro sui redditi che derivano da impeghi momentanei o stagionali, superata tale soglia il sussidio verrà interrotto. Si ipotizza anche l'introduzione del reato per chi mente rilasciando false dichiarazioni. L'Italia non si può più permettere uno spreco smisurato delle sue risorse: grazie al governo Meloni sono già scesi i beneficiari del reddito rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso con 200mila famiglie in meno nel mese di gennaio 2023 rispetto al gennaio 2022; stesso discorso per le richieste, 23mila in meno rispetto a un anno fa.

Grazie a Mia, il governo riuscirebbe a risparmiare fino a 3 miliardi ogni anno con una spesa attuale che grava sulle casse statali per almeno 7-8 miliardi di euro.

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