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Partite Iva, in regola entro due anni e voti alle dichiarazioni: cosa cambia

Si tratta di un patto che verrà proposto a 2,7 milioni di Partite Iva e imprese che hanno reddito fino a 5 milioni e che entro il 15 ottobre potranno scegliere se accettare o rifiutare

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Il concordato preventivo biennale è in arrivo. Si tratta di un patto che verrà proposto a 2,7 milioni di Partite Iva e imprese che hanno un reddito fino a 5 milioni di euro e che entro il 15 ottobre 2024 potranno scegliere se accettare o rifiutare. Poco tempo fa la Commissione di esperti dedicata ha consegnato il documento con gli aspetti tecnici riguardanti la misura sostenuta dal vice ministro dell'Economia Maurizio Leo, la quale è stata inserita nella riforma fiscale. Ecco tutti gli aggiornamenti.

Le novità

Le Partite Iva avranno una tempistica specifica per ottenere voto 10, ovvero il massimo, negli Isa, gli indicatori sintetici di affidabilità. Si tratta di una valutazione che verrà ottenuta in due date uguali la quale verrà definita per metà nel 2025 e la restante quota nel 2026. A questo si aggiunge il fatto che le Partite Iva dovranno accettare o meno la proposta del Fisco, in caso di risposta negativa finiranno in una “lista nera” di attività che verranno sottoposte a controlli maggiormente stringenti. Coloro che, al contrario, sceglieranno di seguire la strada del Fisco potranno godere di alcuni benefici tra cui una moratoria sugli accertamenti assieme a rimborsi di imposta più veloci.

La proposta del Fisco

La proposta del Fisco dovrà essere rifiutata o accettata entro, come anticipato, il 15 ottobre. Questa data è stata scelta poiché pochi giorni dopo il governo presenterà la sua manovra di Bilancio. Le risorse provenienti dal concordato saranno destinate al fondo "taglia-tasse" creato per supportare economicamente le misure della delega fiscale, principalmente il taglio dell'Irpef. Il mantenimento delle tre aliquote nel 2025 avrà un costo di 4 miliardi, ma l’esecutivo prevede anche di introdurre un nuovo modulo per ridurre il prelievo fiscale per la classe media, con redditi fino a 55 mila euro.

Un esempio pratico

Analizzando i conti di un ristorante italiano emerge che il reddito da inserire nella prossima dichiarazione sarebbe di 15.418 euro. Il Fisco, però, ha stimato che se il ristoratore volesse essere in regola dovrebbe presentare una dichiarazione di 39.365 euro. Si tratta di un extra di 24mila euro di reddito in più da dichiarare, di cui 12mila riguarderanno il 2025 mentre gli altri 12mila il 2026. L’esempio ripreso da Il Messaggero considera un ristoratore che ha un indice di affidabilità di 6,15, si tratta di un buon numero.

Chi ha un dieci pieno

Coloro che oggi hanno un dieci pieno in pagella dovranno dichiarare una cifra maggiore al Fisco nel 2025 e nel 2026, questo per tenere conto dell'andamento economico. Nel caso in cui il Paese dovesse crescere anche i proventi dovranno aumentare. L’aumento è stato stabilito in maniera provvisoria nello 0,6% per il 2024 (la dichiarazione dei redditi 2025) e dell'1,1% nel 2025 (per la dichiarazione dei redditi del 2026). Come riporta Il Messaggero, un esempio riguarda un negozio di abbigliamento che conta 444 mila euro di ricavi, e con un dieci in “pagella fiscale”, nel 2025 dovrebbe dichiarare 57.124 euro. Il Fisco, invece, nel concordato biennale preventivo chiederà 58.

157 euro, circa mille euro in più da dividere sul biennio.

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