Quell’illegalità mascherata che ci costa 39 miliardi

È il costo di contraffazione, abusivismo commerciale e criminalità che affligge le strade. E che è in crescita

Foto d'archivio
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Chi non si è mai imbattuto, camminando nelle città italiane, nei venditori ambulanti irregolari? Sotto a tanti portici espongono la loro mercanzia contraffatta, borse, cinture, accessori vari. Poi ci sono i venditori improvvisati di cibo di strada e di bibite fresche, che compaiono all’improvviso nei luoghi affollati. E magari, una volta ogni tanto, qualcuno di noi ne ha approfittato per fare qualche buon affare. Per fortuna Confcommercio ci informa tutti gli anni degli enormi costi che l’illegalità produce sulla collettività. Nel 2024 il danno per le imprese regolari del commercio è stato di 39,2 miliardi, a cui va aggiunto il costo di 276mila posti di lavoro messi a rischio. L’abusivismo commerciale costa 10,3 miliardi, quello nella ristorazione 7,4. Mentre le griffe fasulle ci costano 5,1 miliardi. Sono cifre enormi il cui peso è ancora maggiore se si pensa che i profitti vanno a finanziare ulteriori attività abusive nonché altri crimini: il taccheggio vale 5,4 miliardi e le imprese sopportano costi per 7,1 miliardi per difendersi dalla criminalità di strada e 3,9 miliardi in cyber sicurezza.

Il problema è ancora più serio se si considera che i fenomeni sono in crescita e che, soprattutto nelle città, la percezione di insicurezza è in costante aumento. Furti, vandalismo, rapine sono percepite come un rischio concreto da un terzo delle imprese del terziario. Con particolare riferimento alla crescita delle baby gang e nello zone della movida, sempre meno sicure.

Il rapporto di Confcommercio è molto articolato, ma questi pochi numeri bastano e avanzano per un allarme che è insieme economico e sociale. Oltre ai costi, per le imprese e per lo Stato (e quindi per tutti noi) è evidente che siamo davanti a un deterioramento della sicurezza per ampie fasce di collettività. Non è un caso che, per esempio, a Milano come in centri isolati, esistono varie iniziative di chat di vicinato per segnalare situazioni sospette.
Per questo servirebbe che la politica locale aprisse occhi e orecchie ad alcune delle richieste avanzate da Confcommercio e ampiamente condivisibili da ogni cittadino.

Come la polizia di prossimità, con agenti (anche municipali, oggi letteralmente scomparsi) visibili nelle strade; tolleranza zero per abusivismo e contraffazione; coinvolgimento delle associazioni locali; incentivi per chi investe privatamente in sicurezza.
Chi si impegnasse in questo senso in vista delle prossime numerose scadenze elettorali amministrative, probabilmente partirebbe strafavorito.

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