Reddito di cittadinanza addio: ecco chi lo perderà

Saranno circa 400mila le famiglie che non potranno più contare sul sussidio. Ecco come funzionano le misure che sostituiscono il Reddito di cittadinanza

Reddito di cittadinanza addio: ecco chi lo perderà

Importanti novità sul fronte del Reddito di cittadinanza. Con l’introduzione dell’Assegno di inclusione e del Supporto per la formazione e lavoro saranno circa 400mila le famiglie, per un totale di 615 mila persone, che dovranno dire addio al sussidio lanciato dal governo Conte I. Ovvero, in base a calcoli del Corriere della Sera, sarà coinvolta circa una famiglia su 3 e una persona su 4. Nel primo trimestre di quest’anno, infatti, i nuclei beneficiari del Reddito sono stati 1,1 milioni per un totale di 2,5 milioni di soggetti.

La platea di chi perderà il sussidio in quanto cosiddetti "occupabili" è stata stimata nella relazione tecnica che accompagna il decreto legge del Primo maggio che ha modificato il Reddito di cittadinanza.

Assegno di inclusione

Si tratta di una delle due prestazioni creato dalla riforma. L’Assegno di inclusione scatterà dal prossimo gennaio e, per certi versi, è simile all’attuale Rdc. Il punto importante riguarda i beneficiari. Potrà essere richiesta solo dalle famiglie al cui interno vi sia almeno un disabile, un minorenne o una persona con più di 60 anni.

Non cambiano i requisiti Isee e di reddito che rispettivamente non devono essere superiori a 9.360 e 6mila euro. Inalterato anche l’importo massimo ottenibile: si parte da una base di 500 euro al mese per un single (ma nel caso in cui la famiglia sia composta da più componenti si applicano diversi moltiplicatori secondo la presenza di minori, disabili e anziani) a cui si somma una cifra che può raggiungere un massimo di 280 euro se la famiglia vive in affitto. L’erogazione dell’assegno durerà al massimo 18 mesi. Successivamente potrà essere richiesto di nuovo, dopo un breve periodo di sospensione di un mese, ogni volta per massimo 12 mesi.

In base alla relazione tecnica emerge che il prossimo anno le famiglie che mediamente riceveranno l’assegno di inclusione saranno 733mila. Un numero che crescerà, seppur di poco, negli anni successivi toccando quota 808mila nel 2033.

La spesa prevista per il 2024 sarà di circa 5,5 miliardi per salire fino a 6 miliardi nel 2033. Da questi numeri si evince che l’assegno mensile medio sarà di quasi 625 euro al mese. Una cifra che è più alta dei 572 euro corrisposti, in media, lo scorso marzo ai percettori di reddito e pensione di cittadinanza.

Supporto per la formazione e lavoro

Questa è la seconda prestazione prevista dalla riforma del Reddito di cittadinanza. Tale prestazione è riservata alle persone abili al lavoro che hanno un’età compresa tra i 18 e i 59 anni. A differenza dell’Assegno di inclusione partirà prima: l’avvio è previsto per il primo settembre del 2023. I membri del nucleo familiare tra i 18 e i 59 anni, collocabili nel lavoro, verranno indirizzati ai Centri per l’impiego per sottoscrivere un patto di servizio personalizzato.

La misura prevede un assegno mensile di importo non superiore a 350 euro sotto forma di indennità di partecipazione a progetti di formazione e altre politiche attive e ad attività come i lavori socialmente utili, per la durata delle stesse. In altre parole, se la persona partecipa a un corso di due mesi potrà richiedere la prestazione solo per quell’arco di tempo. L’indennità non potrà essere presa per più di 12 mesi, non ripetibili.

I requisiti per ottenerla sono più selettivi. L’Isee non deve superare i 6mila euro. Sempre in base ai dati forniti dalla relazione tecnica si stima che potrebbero essere 436mila i nuclei familiari interessati dalla misura, per un totale di 615mila persone. Di queste 322mila dovrebbero ricevere il supporto per una spesa che si aggirerebbe sui 1,3 miliardi di euro. Come sottolineato, si tratta di stime.

Nel documento si suppone che più di una persona su due non solo partecipi a un corso di formazione ma che quest’ultimo duri per 12 mesi. Una ipotesi che forse non troverà riscontro nella realtà.

E così qualche esperto ha già evidenziato che "bene che vada, spenderemo la metà" dei 1,3 miliardi di euro previsti nel 2024. Altro numero interessante è quello relativo alla platea di occupabili che si ridurrà nettamente nel corso del tempo. Già a partire dal 2027 non si supererà quota 133mila.

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