
Il superbollo torna al centro del dibattito politico, con la promessa di un possibile taglio che potrebbe diventare un simbolo di semplificazione fiscale. Il ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, ha definito l'imposta obsoleta, inefficace e con scarsi ritorni economici.
La copertura per abolire la misura
Introdotto nel 2011 per aumentare le entrate in un periodo di grave crisi economica, oggi il superbollo genera circa 200 milioni di euro all’anno, una cifra marginale rispetto al totale delle imposte raccolte, ma ancora rilevante nell’ambito dei vincoli sul bilancio pubblico. Salvini ha sottolineato che la copertura per abolirlo è facilmente raggiungibile e potrebbe essere realizzata “immediatamente”, anche mediante un decreto ministeriale. Tuttavia, per evitare possibili critiche o impatti finanziari negativi, si sta considerando una graduale eliminazione in due fasi. Questa proposta si inserisce in un progetto più ampio di revisione del sistema fiscale, già previsto dalla legge delega del 2023, che incarica il governo di semplificare le imposte e ridurre quelle meno efficienti, come il superbollo.
Un’imposta di più natura ideologica che fiscale
Fin dalla sua introduzione, il superbollo ha suscitato numerose polemiche: concepito come misura di "equità", è stato spesso criticato per colpire indiscriminatamente i possessori di auto sportive o di lusso – talvolta anche usate e con valore in diminuzione – senza considerare le effettive condizioni economiche dei contribuenti. Inoltre, secondo le associazioni di categoria, avrebbe avuto un impatto negativo sul mercato delle auto ad alte prestazioni in Italia, inducendo molti proprietari a registrare i veicoli all’estero e generando una perdita indiretta per l’erario, soprattutto per quanto riguarda l'Iva e le spese di gestione.
Verso una riforma che non gravi sul bilancio pubblico
Il testo della legge delega prevede esplicitamente il "superamento graduale dell’addizionale erariale sulla tassa automobilistica, senza nuovi e maggiori oneri per la finanza pubblica". Ciò implica che il governo potrà procedere all’abolizione solo se riuscirà a compensare interamente la perdita di gettito, magari attraverso il recupero di imposte indirette o altre voci minori del bilancio statale. Pertanto, la questione non è tanto di natura tecnica quanto politica: richiede decisione e capacità di equilibrio fiscale.
Nel frattempo, il sottosegretario all’Economia, Federico Freni – indicato da Salvini come interlocutore diretto – sta già lavorando su una proposta concreta per rendere questa intenzione una misura effettiva. La riforma potrebbe rientrare in un pacchetto più ampio di interventi previsti entro la fine dell’anno.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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