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Superbonus: ecco cosa cambia dal 31 marzo

Per avere diritto alle detrazioni fiscali si dovrà aver ceduto il credito e inviato la comunicazione telematica alle entrate entro il 31 marzo

Superbonus: ecco cosa cambia dal 31 marzo

Ancora 10 giorni per ottenere la cessione del credito del Superbonus inviando all’Agenzia delle entrate la comunicazione telematica, poi coloro i quali abbiano sostenuto nel 2022 delle spese potranno accedere solo alle detrazioni fiscali.

Come anticipato in un precedente articolo de IlGiornale.It, il 31 marzo sarà un vero e proprio “spartiacque” tra chi avrà diritto ad accedere ai benefici economici (cessione del credito a terzi) su cui si fondava il bonus 110% e che, invece, pur avendo iniziato lavori con la misura del Superbonus, si troverà a poter usufruire solo delle detrazioni fiscali e non è detto che sia tutto così facile.

Detrazioni pari a 114mila euro per una casa indipendente

Difatti, come riportato in un articolo del Corriere della Sera, le detrazioni medie avrebbero un costo medio di circa 114mila euro per una casa indipendente e questo significherebbe che, per avere pieno diritto alle detrazioni fiscali, in quattro anni il reddito della persona che ha fatto i lavori dovrebbe aggirarsi intorno agli 80mila euro con una tassazione di 28.500 euro, così da coprire il totale delle detrazioni spettanti.

Si tratta di un reddito al di sopra della media e la preoccupazione che con le sole detrazioni si rischi di perdere qualcosa in termini economici appare concreta. Senza considerare un altro aspetto non di poco conto dovuto alle tempistiche imposte negli scorsi mesi al fine di accedere al Superbonus. Difatti, per godere della misura le ville unifamiliari lo scorso anno dovevano dimostrare di aver effettuato al 30 settembre il 30% dei lavori e ciò avrebbe potuto spingere i contribuenti che ancora non avevano trovato a chi cedere il proprio credito, ad anticipare la quota spesa in attesa di trovarlo. Ma con la nuova scadenza del 31 marzo e con la “stretta” degli istituti di credito cosa potrebbe succedere?

A rischio 25mila imprese edili

Questa preoccupazione non riguarda solo le famiglie ma anche le imprese con l’Associazione nazionale dei costruttori edili (ANCE) che ricorda come i crediti alle imprese edili che hanno praticato lo sconto in fattura senza poi riuscire ad effettuare la propria cessione alle banche varrebbero circa 19 miliardi di euro, cifra che se non venisse coperta potrebbe mettere a rischio circa 25mila imprese.
E così oggi in piazza a Genova la manifestazione degli edili:"Siamo in piazza come imprese edili, artigiani, fornitori per chiedere lo sbocco dei crediti fiscali e per esprimere disappunto sulle scelte politiche degli ultimi anni; scelte che hanno portato il comparto edile sulla soglia del collasso (…) Per comprendere la nostra posizione sull'argomento vogliamo ricordare che solamente nella Città Metropolitana di Genova hanno sede 1.908 Imprese edili, con circa 9.100 dipendenti.

Ad oggi risultano già incagliati circa 350 milioni di euro di crediti, ai quali dovrebbero aggiungersi a breve ulteriori 450 milioni di euro di crediti maturandi; i debiti insoluti dei General contractor nei confronti delle suddette Imprese ammonta, sempre ad oggi, ad oltre 100 milioni di euro".

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