Politica

Clandestini, i pm disfa-leggi a scuola di ostruzionismo

Prima il fatto, poi la cornice. Il Csm, sezione decentrata di Torino, organizza per l’8 ottobre un seminario sul reato di immigrazione clandestina. Norma voluta dal ministro dell’Interno, votata dal Parlamento, promulgata dal capo dello Stato. I sigilli ci sono tutti, ai giudici il compito di applicarla. Guardate invece come si apprestano a boicottarla.
Ho davanti il dépliant del convegno destinato a dare «la linea» ai magistrati torinesi che si occuperanno di clandestini. In testa, quattro foto di immigrati sfiniti e stesi sulla riva del mare, probabilmente di Lampedusa. Nella prima, un profugo bocconi, apparentemente privo di sensi. Nella seconda, è tra le braccia di un soccorritore. Nella terza, cerca di muoversi carponi. Nell’ultima, cade supino sulla spiaggia più morto che vivo. Sullo sfondo, bagnanti che osservano indifferenti. Sotto la sequenza strappacuore, il tema del convegno: «Pacchetto sicurezza. Le principali modifiche introdotte al codice penale e al Testo unico sull’immigrazione».
Il messaggio è inequivocabile: da un lato gli infelici in cerca di soccorso, dall’altro le leggi crudeli del governo Berlusconi, in mezzo cittadini ignavi, imbarbariti dal razzismo del centrodestra. Grazie a un montaggio suggestivo, gli organizzatori del convegno torinese - come ha osservato un componente del Csm che conosce i suoi polli - «sputtanano» il pacchetto sicurezza già a partire dalla presentazione cartacea. Sulla faccenda ha presentato un’interrogazione il deputato pdl, Enrico Costa.
Facendo leva sulla sola umanità, il seminario torinese trucca le carte e presenta a modo suo l’immigrazione illegale che il Parlamento vuole arginare. Se tanto mi dà tanto, un convegno di segno opposto potrebbe fare una locandina con la foto della signora Reggiani uccisa da un clandestino romeno, dei coniugi D’Ambrosio massacrati in casa da irregolari e altre cose così. Imbroglierebbe, come imbrogliano le toghe piemontesi incaricate dal Csm di aggiornare i colleghi sulle leggi penali votate dal Parlamento.
Con questo convegno, Torino - partita con qualche ritardo rispetto ad altri tribunali - passa in prima linea nella disapplicazione delle norme anticlandestini. L’altro ieri, la procura guidata da Giancarlo Caselli ha opposto l’illegittimità costituzionale del pacchetto sicurezza. L’ha fatto nel corso di un processo a un irregolare egiziano davanti al giudice onorario. Tutto era stato predisposto per suonare la grancassa. I cronisti giudiziari erano stati avvertiti e c’era la moglie marocchina dell’imputato col bambino in braccio. In aula, la distribuzione delle parti si è svolto con la perfezione di un meccanismo a orologeria. L’avvocato difensore, facendo il suo mestiere, ha sollevato l’eccezione di incostituzionalità, la Procura l’ha fatta sua, il giudice di pace l’ha accolta. Il processo è stato sospeso e la faccenda rinviata alla Corte costituzionale. Conclusione: la legge resta lettera morta. Per Caselli - se si è capito bene - la clandestinità, se non è accompagnata da un altro reato, non è reato. L’opposto di quanto ha deciso il Parlamento secondo cui la clandestinità, per il solo fatto di esserci, è reato in sé.
Per tornare al convegno di ottobre, uno dei tre relatori è l’avvocato Guido Savio, lo stesso che ha difeso l’egiziano eccependo l’incostituzionalità del pacchetto sicurezza. Unita alla locandina taroccata, un altro segno che il seminario servirà solo a convincere l’intera magistratura torinese che la legge va sabotata.
Mi chiedo che senso hanno questi corsi organizzati dal Csm in periferia. In astratto, dovrebbero uniformare le sentenze da Bolzano a Palermo. Ma affidati agli umori e agli orientamenti dei suoi rappresentati locali finiranno per creare giurisprudenze contrarie. A Torino, due dei tre referenti del Csm - Roberto Arata e Alberto Giannone - sono di sinistra. Da altre parti, potrebbero pensarla all’opposto. A Torino i clandestini avranno via libera. Altrove, saranno condannati. All’irregolare basterà saperlo per non farsi trovare nel posto sbagliato. L’ennesima arlecchinata nazionale.


Resta da chiedersi: se ogni magistrato può scardinare la lettera e lo spirito di un legge che ci sta a fare il Parlamento? Non ho una risposta, ma vi do la mia diagnosi: ogni giorno di più questo Paese è un casino.

Commenti