Cronaca locale

Clandestini in rivolta al Centro di via Corelli Tre scappano di notte

Tafferugli nella struttura di controllo alla periferia di Milano. Prima le devastazioni, poi i clandestini arrivano sul tetto Un gruppo ne approfitta e prova a scappare. Sei vengono catturati e tre riescono a far perdere le tracce. Uno resta ferito

Clandestini in rivolta 
al Centro di via Corelli 
Tre scappano di notte

Più che una rivolta un ten­tativo di fuga di massa, anche se alla fine non tutti i clande­stini ri­nchiusi al Cie di via Co­relli se la sono sentiti da salta­re giù dal tetto. Un volo di cir­ca sei metri che ha premiato solo tre nordafricani, uno dei quali pregiudicato. Altri sei sono stati presi, uno si è rotto entrambe le gambe. Un’ora di tensione, tafferugli, inse­guimenti, con un sicuro colle­gamento con un episodio analogo nel Centro di identifi­c­azione ed espulsione di Gra­disca d’Isonzo. Queste strutture, furono pre­viste dalla legge Turco Napo­litano del 1998, per sopperire a un buco nella legislazione che non contempla il reato di clandestinità. Un irregolare dunque può solo essere espulso ma prima è necessa­rio sapere «dove» mandarlo. E se non si è certi delle sua provenienza, va lasciato libe­ro. Anche di delinquere. Così per non farsi identificare mol­ti i­mmigrati bruciano il passa­porto. La norma aveva dun­que previsto la creazione di questi Centri che tuttavia non possono avere le stesse caratteristiche di un carcere. I Cie infatti non sono gestiti dalla polizia penitenziaria bensì dalla Croce Rossa, con la sola vigilanza esterna delle forze dell’ordine. Agli «ospi­ti » è consentito conservare il telefono cellulare, purché pri­vo di video camera. Gli stra­nieri sono divisi in settori, con stanze da quattro letti, se­parati in base al sesso: ma­schi, femmine e trans. Posso­no muoversi e fermarsi in cor­tile fino all’1 di notte, quando devono rientrare nei rispetti­vi settori. Condizioni che ren­dono assai facili i tumulti. Co­me l’altra sera verso le 22 a Gradisca, dove i 140 «ospiti» si sono ribellati, scontrando­si con la polizia. La notizia è ben presto arriva­ta in via Corelli che attual­mente ospita 119 persone: 80 uomini, 22 donne e 17 trans. E qui qualcuno ha pensato be­ne di prendere la palla al bal­zo e tentare un’evasione di massa. La miccia è stata inne­scata dagli «ospiti» del Setto­re E che hanno iniziato a spac­care suppellettili e arredi. Ne hanno fatto le spese un paio di telecamere a circuito chiu­so, quattro finestroni delle porte, i sensori del sistema d’allarme e le macchinette di­stributrici di bibite. Circa trenta stranieri sono quindi usciti in cortile e da lì sono sa­liti sul tetto della struttura ar­ticolata su due piani. La Croce Rossa nel frattempo aveva già avvertito la sorve­glianza facendo intervenire agenti e personale dell’eserci­to. L’intero Cie veniva tempe­stivamente isolato e circon­dato, mentre i clandestini cer­cavano di calarsi dal tetto nei campi sottostanti. Ci sono riu­sciti in dieci, subito braccati da agenti e soldati. Sei veniva­no bloccati, uno soccorso poi­ché nella caduta si era rotto le gambe. È poi finito in ospeda­le insieme a un altro stranie­ro che aveva ingoiato una bat­teria. Solo escoriazioni e livi­di per sei agenti di polizia e un militare dell’esercito che non hanno neppure avuto bi­sogno di ricorrere alle cure mediche.

Riportata la calma nel Centro e fatto l’appello, la Croce rossa ha verificato la scomparsa di tre nordafrica­ni: due marocchini, di 35 e 40 anni, il primo con una sfilza di precedenti per spaccio e furto lunga un chilometro, e un tunisino di 24 anni, tutto­ra attivamente ricercati.

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