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È un clandestino il marinaio del motoscafo killer

È un clandestino il marinaio del motoscafo killer

Particolarmente intricata è la vicenda dell’incidente avvenuto a Cala di Volpe, dove ha perso la vita la turista americana. La famiglia della Morgan si è infatti costituita parte civile nel processo che vede imputati di omicidio colposo Giovanni Mahler, proprietario del «Tanit» la barca che ha provocato la morte della donna, e Suleiman Salutak, un marinaio turco alle dipendenze di Mahler e forse alla guida della barca al momento dell’incidente. Un’accusa gravissima che potrebbe essere aggravata dal fatto che il dipendente dell’armatore è stato trovato sprovvisto del permesso di soggiorno e con il passaporto scaduto. Ad aggravare la posizione dei due uomini c’è anche il sospetto che l’imbarcazione procedesse ad una velocità superiore ai 10 nodi consentiti in quel tratto distante dalla costa meno di 1.000 metri e dove la balneazione era consentita. E anche le testimonianze di chi si trovava a bordo del tender sembrano confermare questa ricostruzione: tutti parlano di «velocità sostenuta» e tutti ammettono di essersi resi conto della presenza della turista in mare solo dopo l’impatto. Resta comunque il fatto che gli occupanti della barca, diretta alla yacht di Briatore, sono stati i primi a soccorrere Patricia e a riportarla a riva, dove poi è morta. Ora però sono state aperte due inchieste, una penale e una amministrativa. Ai giudici spetterà stabilire le effettive responsabilità di una tragedia che, nel mare della Costa Smeralda, sembrava quasi annunciata. Troppe, infatti, le imbarcazioni che riempiono le cale più suggestive ed esclusive del litorale sardo nei mesi estivi. E troppo sprovveduti sono i «marinai» che spesso si ritrovano costretti a pericolosi slalom che mettono a rischio i bagni dei turisti.
Più definite, invece, le cause della sciagura di Civitavecchia: ad uccidere il sub è stata l’eccessiva velocità del motoscafo d’altura che l’ha travolto mentre era impegnato con il cugino in una battuta di pesca subacquea. Giulio si trovava infatti a 500 metri dalla costa, mentre la barca che lo ha ucciso viaggiava a una velocità superiore ai 10 nodi previsti dal codice nautico, secondo quanto appreso dai primi rilievi in attesa dell’esame del Gps, l’equivalente della scatola nera degli aerei.

Si è anche appreso che il natante al momento dell’impatto stava compiendo una virata per entrare nell’imboccatura del porto turistico Riva di Traiano, dove il proprietario e in quel momento comandante dell’imbarcazione aveva deciso di approdare a causa del forte vento incontrato al largo.
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