Clara Sánchez, il fenomeno figlio della Rete

«Non ci aspettavamo un exploit così pazzesco». Elisabetta Migliavada, responsabile della narrativa straniera per Garzanti, commenta stupita le oltre centomila copie vendute in un mese da Il profumo delle foglie di limone, di Clara Sánchez (pagg. 360, euro 18,60, traduzione di Enrica Budetta), che nella classifica dei libri più venduti gareggia con Ogni cosa alla sua stagione di Bianchi e La versione di Barney di Richler. L’autrice è spagnola e anche se in patria è già nota questo è il suo primo romanzo tradotto in Italia. L’intreccio è ottimamente costruito e i due nodi esistenziali che alla fine dell’estate si incrociano in Costa Blanca - quello di Sandra, trentenne in crisi e incinta, e di Frederik e Karin Christensen, due vecchietti irresistibili che si riveleranno spietati criminali nazisti - si alternano al comando della storia, passandosi il testimone di voce narrante e dunque di punto di vista. Finché l’andamento diviene quello del thriller psicologico, in cui il passato fa da claustrofobica quinta ai colpi di scena di cui Sandra sarà di volta in volta vittima e artefice.
Fin qui però, e ben oltre per forma e contenuti, è arrivato anche Il terzo Reich (Adelphi), romanzo postumo e attesissimo caso letterario internazionale, di Roberto Bolaño. Eppure, nonostante Bolaño sia da tempo nel cuore di molti lettori italiani, non ha certo raggiunto queste vette di vendita. Vincitore del Premio Nadal, ma anche caso di cronaca in patria per via delle lettere minatorie di gruppi filonazisti ricevute dall’autrice, il libro è stato conteso alle aste da molti Paesi: «Noi - spiega Migliavada - lo abbiamo comprato perché in Spagna è stato un caso: per tutto il 2010 non ha mai lasciato i primi dieci posti della classifica. Tuttavia, alla fine ce lo siamo aggiudicato senza troppe difficoltà. E sebbene non le possa rivelare la cifra esatta sborsata, confesso che non è pazzesca, in linea con quanto spendiamo per titoli che consideriamo importanti, ma con risultati di vendita di molto inferiori. Insomma, un ottimo affare».
Quali le ragioni del successo di una sconosciuta, allora? Certo l’Olocausto, il nazismo, l’ambientazione contemporanea, e persino i vecchietti, non sono novità. Per chi ha superato i quaranta, il ricordo del Maratoneta, il libro di William Goldman che poi divenne un film di John Schlesinger con Dustin Hoffman nei panni dello studente in crisi e lo splendido «vecchietto» Laurence Olivier in quelli del nazista spietato, è ancora ben vivo. Ma era un’altra epoca: trent’anni fa le vicende dei criminali nazisti nascosti in varie parti del globo erano all’ordine del giorno. Un giro di domande tra i librai ci ha svelato la risposta più classica: «Il passaparola». Lettrici fra i 35 e i 50 anni, molte mai viste prima, si sono presentate al banco su consiglio di un’amica o di madri e sorelle.
«Ma noi siamo convinti che siano stati proprio i librai a spingere il titolo» dice Migliavada. «La Sánchez li ha convinti da subito, hanno trovato azzeccata la copertina, il titolo, lo strillo. E poi, se passaparola si può chiamare, direi che un grande lavoro è stato fatto dai blog letterari: in Rete si parla di questo romanzo ovunque. È accaduto persino quello che da Longanesi è capitato con Falcones: lettori italiani di ritorno da una vacanza o da un fine settimana in Spagna hanno traghettato in Italia la preferenza. Il romanzo ha anche il merito di aver “ringiovanito” e aumentato il pubblico dei lettori che nel Giorno della Memoria sceglie di leggere per ricordare o che comunque si avvicina all’Olocausto attraverso un libro, altrimenti le copie vendute non sarebbero così numerose».

E la guida di recensori e critici? Il caso Sánchez è l’ennesima dimostrazione che scivola sempre più in secondo piano, costretta in un angolo dalla velocità della Rete e priva di quel ruolo istituzionale che dovrebbe darle valore.

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