Si chiama «Tutti qui» il nuovo tour di Claudio Baglioni, in giro nei palasport delle principali città italiane. A Genova l'appuntamento è raddoppiato, vista la grande richiesta di biglietti è stato inserita una nuova data il 28 novembre che si è aggiunta al concerto del 27 sempre al Mazda Palace in Fiumara.
Tre ore di grande musica dal vivo, con una selezione mozzafiato tratta dalle due super - premiate raccolte «Tutti qui» e «Gli altri, tutti qui», gli unici due cd tripli della storia del pop ad aver scalato, contemporaneamente, le classifiche dei dischi più venduti e ad aver raccolto ben 6 dischi di platino.
Il meglio del meglio dei quarant'anni di carriera di uno degli artisti più seguiti e amati, in uno show irripetibile nel quale, per la prima volta, alcuni brani vivranno del fascino delle edizioni originali.
Sul palco insieme a Claudio Baglioni ci saranno: Paolo Gianolio alla conduzione musicale e alle chitarre, violoncello, sax baritono, cori; John Giblin al basso, contrabbasso, e chitarra; Stefano Pisetta sarà alla batteria, Virtual drum, percussione e chitarra; Roberto Pagani pianoforte, tastiere, vibrafono, clarino, sax contralto, fisarmonica, banjo, viola, chitarra, cori; e Pio Spiriti al violino, tastiere, fisarmonica, melodica, chitarra e cori.
Claudio Baglioni ha pensato e realizzato un concerto in cui raccontare tutta la sua storia e tutta la sua musica. Un viaggio nella memoria che ha riproposto anche sul fronte discografico, ripercorrendo con il meglio della grande musica italiana, «tra brani giganti di autori e interpreti giganti», quella musica che lo ha portato alla musica. A sole tre settimane dall'uscita, «Quellideglialtri tutti qui» il suo doppio cd con le più belle canzoni italiane degli anni 60, si è aggiudicato il posto più alto della classifica di vendite. L'album contiene 30 capolavori immortali interpretate da Baglioni, che «racconta» alcune tra le pagine più belle della musica italiana degli anni '60; da quella che può essere considerato il «big bang» della canzone d'autore italiana: la rivoluzionaria «Nel blu dipinto di blu» (1958), di Domenico Modugno, alle eteree, rarefatte, indimenticabili "Emozioni" (1970) di Lucio Battisti; il tutto, passando per capolavori come «Se non avessi più te» (Bacalov, '66), «Il nostro concerto» (Bindi, '60) - qui in doppia versione: modera e classica - «La canzone dell'amore perduto» (De Andrè, '65), «Io che non vivo» (Donaggio, '65), «Io che amo solo te» (Endrigo, '62), «Non arrossire» (Gaber, '61), «Vengo anch'io, no, tu no» (Jannacci, '68), «Se telefonando» (Morricone, '66), «Senza fine" (Paoli, '61), «Vedrai vedrai» (Tenco, '65), solo per ricordare alcuni tra i trenta titoli di questa collezione.
«Sono - racconta Baglioni - le canzoni che ascoltavo e amavo prima di cominciare a fare musica e anzi, se devo dire la verità, credo di aver iniziato a scrivere canzoni solo quando ho cominciato a superare l'invidia per questi autori e questi brani straordinari. Brani che esprimono una libertà creativa e compositiva altissima e una scrittura molto meno schematizzata di quella di oggi. Nei versi, nelle melodie, negli arrangiamenti si respira più arte, più cultura, più poesia, ma anche maggiore autenticità e spontaneità. È la vera colonna sonora di quei giorni e ci riporta a un'Italia ancora non furba, non cinica, forse più povera e più semplice, ma sicuramente più vera e più capace di stupore, sogno e speranza"».
«Gli anni '60 - spiega il musicista romano - costituiscono la decade più forte per la canzone italiana. Brani corti, immediati, dotati di una carica straordinaria e di una forza impressiva senza confronto. Nessuno, né prima, né dopo, è riuscito a raggiungere vette così alte. Questi brani rappresentano l'ultima vera "canzone italiana" riconoscibile, prima del prepotente avvento del pop internazionale e della successiva omologazione a canoni espressivi e produttivi di matrice anglosassone. Brani giganti di autori -ma anche interpreti- giganti (penso a Mina, Morandi, Pavone, Caselli) che, come accade per tutti i grandi classici, non smetteranno mai di dire e dare quanto -ed è davvero tanto- hanno da dire e dare».
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