Ieri, senza polemiche, dal Cnr chiarivano che in base ai loro dati non risulta una differenza simile tra l’Italia e il resto del mondo: negli ultimi 150 anni la temperatura nel nostro Paese è salita di un grado, mentre dalle altre parti di 0,74 gradi di media nell’ultimo secolo. La differenza è dunque di 0,26 gradi, che vuol dire che l’Italia si è «scaldata» di un quarto in più rispetto alla media dei cinque continenti, non di quattro volte. Questa leggera variazione rispetto al dato medio mondiale interessa poi tutta la zona dell’Europa meridionale, non solo lo Stivale. Recenti studi hanno mostrato per esempio che negli ultimi cento anni in Svizzera la temperatura si è alzata di 1,4 gradi.
A voler essere più precisi, e andando a guardare i rilevamenti degli ultimi cento anni sulla temperatura in Italia e nel resto del mondo, si deve dire che da noi la colonnina è salita di 1,3 gradi, mentre la media mondiale è appunto di 0,74. Ma anche compiendo il paragone sull’ultimo secolo, non si arriva comunque a quel surriscaldamento quadruplo dell’Italia che il ministro Pecoraro Scanio ha indicato mercoledì alla conferenza sul clima di Roma come uno degli allarmi più seri per il nostro Paese. Nella relazione preparata dal Cnr sui cambiamenti climatici in Italia proprio per la conferenza alla Fao si legge: «La variazione del nostro paese è di un grado centigrado in 100 anni (nel periodo 1865-2003), più alta del valore medio registrato su scala globale, che è 0,74gradi centigradi in 100 anni (dati Ipcc dal 1906 al 2005)». Ci può essere stato un fraintendimento di questi dati? Oppure al governo hanno fonti diverse dal Consiglio nazionale della ricerca.
La differenza di cifre nulla toglie all’allarme sulle ondate di calore come registra il Cnr: «Il numero dei giorni caldi registrati nei mesi estivi, da giugno a settembre - si legge ancora nella relazione - è passato dal 10% del decennio 1960-70 al 40% del decennio 1990-2000». Ma rimane il mistero sul surriscaldamento italiano da record indicato dal ministro.
Può essere stato fuorviante il dato sugli ultimi cinquant’anni: nell’ultimo mezzo secolo in Italia, la temperatura è aumentata di 1,4 gradi. Ma la tendenza è generalizzata: l’Ipcc, l’organismo dell’Onu che studia i cambiamenti climatici, ha osservato un aumento doppio della temperatura negli ultimi 50 anni a livello globale, con un rialzo medio delle temperature di 0,13 gradi ogni dieci anni, e quindi di 0,65 gradi. La media italiana è sempre più alta, ma non di quattro volte.
Filippo Giorgi, vicepresidente del working group 1 dell’Ipcc, ha parlato infatti alla conferenza di un aumento della temperatura dell’Italia e del sud-Europa che arriva a «1, 5 volte quello del resto del pianeta».
Al termine della conferenza nazionale sul clima Pecoraro Scanio ha presentato 13 misure per fronteggiare l’emergenza caldo, siccità e acqua, tra le quali l’istituzione di un Climate day per sensibilizzare i cittadini nel giorno della ratifica del protocollo di Kyoto.
Tra le altre misure di quello che il ministro ha definito un «new deal», un nuovo corso: un rapporto annuale di monitoraggio che faccia il punto sulla ricerca delle criticità legate ai mutamenti del clima, incentivare il risparmio dei
consumi energetici e quello di acqua nell’agricoltura, intervenire sul fronte del rischio frane e alluvioni, dal momento che i dati dicono che piove meno ma che, soprattutto al nord, le piogge sono aumentate di intensità. Ieri non si è più parlato invece dei dati sul caldo, dell’Italia e del paragone con il mondo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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