Toyako - Gli Otto Grandi raggiungono un’intesa, "una visione comune" per esercitare la leadership a livello mondiale sul taglio delle emissioni di gas serra "almeno del 50 per cento entro il 2050" e aprono all’ipotesi di un "ambizioso" piano di medio termine. Tutto questo chiamando in causa anche le economie emergenti perché facciano la loro parte e demandando la definizione del piano allo United Nations Framework Convention on Climate Change (Unfccc), la cornice negoziale dell’Onu sul clima che coinvolge 200 Paesi.
Un piano per contrastare l'inquinamento "Con questo abbiamo posto le basi per il prossimo passo e per avviare le trattative sotto la supervisione delle Nazioni Unite in vista dei negoziati di Copenhagen del prossimo anno per il nuovo protocollo sull’ambiente post-Kyoto", commenta il primo ministro giapponese Yasuo Fukuda, alla presidenza del G8. "Abbiamo bisogno - aggiunge - di costruire un quadro in cui tutte le nazioni possano prendere parte. Il G8 ha compiuto il primo passo e dobbiamo unirci per fare in modo che i Paesi in via di sviluppo ed emergenti possano aderire".
La delusione dei Paesi emergenti A stretto giro di ruota, i leader del G5, le cinque principali economie emergenti (Cina, India, Messico, Brasile e Sudafrica), non nascondono la delusione per i risultati della riunione e da Sapporo, a 80 chilometri da Toyako (la località che ospita il G8), esortano le nazioni sviluppate a "prendere l’iniziativa" negli sforzi per ridurre le emissioni di gas serra, chiedendo tagli dell’80-95 per cento entro il 2050 rispetto ai livelli del 1990. I capi di Stato e di governo del G5 chiedono che i paesi industrializzati taglino le emissioni del 25-40 per cento rispetto ai livelli del 1990 entro il 2020. "È essenziale - si legge nella nota congiunta, diffusa al termine della riunione di Sapporo, preparatoria all’incontro di domani con il G8 - che i Paesi sviluppati assumano un ruolo guida nella realizzazione degli ambiziosi piani di riduzione delle emissioni dei gas responsabili dell’effetto serra in conformità con i loro obiettivi quantificati di emissione nell’ambito del protocollo di Kyoto dopo il 2012". Con la dichiarazione, il G5 spera che il suo punto di vista sul cambiamento climatico e altri importanti temi possa essere motivo di riflessione per il confronto con i leader di Gran Bretagna, Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Russia e Stati Uniti. Oggi i cinque prenderanno parte anche all’incontro delle Major Economies Meeting (Mem), di cui fanno parte i gruppi del G8, del G5 più Australia, Indonesia e Corea del Sud, che insieme rappresentano circa l’80 per cento delle emissioni di gas serra di tutto il mondo.
Condivisione del dimezzamento I leader del G8, in altri termini, puntano "alla condivisione" del dimezzamento entro il 2050 delle emissioni nell’ambito dell’obiettivo dell’Onu sui cambiamenti climatici, secondo la dichiarazione del G8. Mentre Giappone e Unione europea, che hanno spinto per un target numerico, accolgono con favore, come un progresso, l’accordo "su un obiettivo a lungo termine", ci sono ancora molti punti aperti. Come ad esempio l’anno di riferimento sul quale calcolare il taglio delle emissioni (1990 per l’Europa, i "livelli attuali per il Giappone"). "Il G8 ha approvato una dichiarazione tiepida sul dimezzamento nel 2050", commenta Antonio Hill, portavoce della Ong Oxfam International. L’annuncio, aggiunge, "ha tutto il carattere non di un passo in avanti, ma di un altro stallo tattico".
Di parere opposto, il presidente della Commissione Ue, Jose Manuel Barroso: "L’Unione europea è soddisfatta di questo vertice. Rimaniamo sulla buona strada per raggiungere un accordo globale sul clima a Copenhagen nel 2009".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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