Clima pazzo, un problema ma anche un'opportunità

Bisogna adeguare cultura e strumenti utilizzati alle nuove tendenze meteo

Temperature più alte d'inverno, mezze stagioni più brevi, siccità d'estate, «bombe d'acqua». Un mutamento climatico è evidente e non incide solo sul nostro modo di vivere: provoca cambiamenti anche nell'agricoltura. Sul primo punto Marco Mancini, direttore della Fondazione per il clima e la sostenibilità di Firenze, ci spiega: «Alterazioni climatiche sono sempre avvenute, iniziate e rientrate a volte in modo repentino. La differenza tra quanto è avvenuto allora e quanto succede oggi è che ai fattori naturali si sono aggiunti quelli antropici». Una buona parte delle cause che hanno portato, rispetto al secolo scorso, a un aumento della temperatura di circa 0,8 gradi (fonte Consorzio Lamma-Cnr) e a una riduzione del 5% delle precipitazioni e del 10% dei giorni piovosi (Isac-Cnr), è dovuta all'uomo. Mentre la politica, le società energetiche e la scienza sono alla ricerca di soluzioni per ridurre le emissioni di «gas serra», il mondo agricolo si impegna a cercare soluzioni per non essere sopraffatto dalle alterazioni climatiche ma, al contrario, fare di necessità virtù.

Un esempio di questo impegno è il Corso di Alta Formazione su impatti climatici e viticoltura che si è tenuto, ai primi di aprile, al Castello di Collalto (Treviso). Un evento organizzato dall'Accademia Italiana della Vite e del Vino in collaborazione con Enapra e Ais e con il patrocinio di Foragri. «Tra gli effetti che si stanno registrando osserva Davide Gaeta, professore di Agribusiness all'Università di Verona si segnala la riduzione dei tempi di maturazione della vite. Guardando le cose in modo positivo, comunque, oggi diventa possibile coltivare, sia le vigne sia altri tipi di piante, in terreni dove prima non era possibile. È chiaro che questo ripropone il tema della disponibilità di acqua, già al centro dell'attenzione di chi si occupa di desertificazione. L'acqua sarà sicuramente uno dei tempi più cruciali del futuro».

La ricerca e la formazione, in questo quadro, diventano una priorità per chi si occupa di agricoltura. Lo sostiene a gran voce Roberto Bianchi, direttore generale di Foragri, Fondo paritetico interprofessionale nazionale per la formazione continua in Agricoltura: «Ai cambiamenti climatici sono associati fenomeni come l'aumento delle temperature, precipitazioni più brevi ma intense (durante le quali l'acqua non riesce a impregnare i terreni divenuti aridi) e attacchi di insetti o funghi.

Per affrontare questi e altri problemi, occorre più elasticità e cultura, sia delle istituzioni, che si devono impegnare per ridurre le emissioni di CO2, sia degli operatori, che devono conoscere e saper utilizzare tutti gli strumenti che oggi sono necessari per fronteggiare, ma anche sfruttare, i cambiamenti climatici nell'attività agricola».

RCe

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