nostro inviato a Grand Island (Nebraska)
Non è un caso che Sergio Marchionne abbia convocato l’ultimo consiglio di amministrazione della Fiat al di là dell’Oceano, costringendo il presidente Luca di Montezemolo, il vice John Elkann e tutti i membri del board, compreso l’indiano Ratan Tata, a un tour de force in linea con il suo stile di vita frenetico: riunione del cda a Racine, nel Wisconsin, sede storica del marchio Case, quindi visita alla realtà industriale di Cnh, la controllata americana del Lingotto tra i leader mondiali nella produzione di macchine agricole (trattori, mietitrebbie e vendemmiatrici) e per costruzioni. Il blitz non si è limitato alle fabbriche nei dintorni del quartier generale di Burr Ridge, alla periferia di Chicago (Illinois), base operativa del management di Cnh, ma ha previsto un volo di un’ora fino a Grand Island, nel Nebraska, nel cuore degli Stati Uniti, territorio che da arido è stato via via trasformato in una delle più importanti aree agricole del Paese. E qui, Marchionne, ha voluto stupire chi di Cnh, soprattutto all’interno del cda torinese, ha sempre sentito parlare attraverso i dati di esercizio o le quotazioni del titolo a Wall Street. Se a Racine il gruppo produce gli enormi trattori marchiati Case e New Holland, le cui vendite contribuiranno alla fine dell’anno al raggiungimento degli obiettivi da parte del Lingotto, nel Nebraska nascono quelle che in molti definiscono le “Ferrari” degli imprenditori agricoli locali. Al di là del colore rosso e del prezzo (da 300mila dollari in su) che le contraddistingue, le mastodontiche mietitrebbie che Fiat Group produce a Grand Island sono seguite passo dopo passo da chi le ordina. “I nostri clienti – spiega Rinaldo Tondelli, responsabile delle attività agricole di Cnh nel mondo – non si limitano a informarsi costantemente sullo stato di avanzamento nella linea di montaggio della macchina, ma non vedono l’ora di catapultarsi in fabbrica per ritirare personalmente il loro gioiello e farsi fotografare, insieme con tutta la famiglia, davanti alla mietitrebbia appena uscita dalla linea di montaggio” . Nella lunga lista dei clienti di Grand Island figura anche la famiglia Holland (solo una coincidenza il nome) che ha ordinato ben cento “giganti” con il marchio Case. E come accade a Maranello, anche qui in Nebraska, i clienti fanno a gara per visitare lo stabilimento e assistere a tutte le fasi di montaggio delle mietitrebbie. “Sono oltre 3.700 – aggiunge Tondelli, che divide il suo tempo monitorando costantemente i processi nei 39 impianti di Cnh nel mondo – i clienti e gli appassionati che ogni anno chiedono di visitare la fabbrica. Di questi almeno un centinaio conclude l’acquisto e guida personalmente la mietitrebbia fino a casa”. E la passione con cui gli operai, tra cui molte giovani donne, seguono la nascita della “Ferrari” delle campagne americane, oltre che dall’abbigliamento rigorosamente rosso Case, si nota anche dai tanti tazebao appesi lungo le linee di assemblaggio. In questi manifesti insieme al messaggio di benvenuto agli eventuali ospiti, sono riportare decine e decine tra proposte e suggerimenti allo scopo di migliorare l’attività produttiva. “Il metodo seguito nelle fabbriche di Cnh, come in quelle di tutto il Fiat Group - ricorda Tondelli – porta il nome di Wcm”. Si tratta del World class manufacturing che il Lingotto ha adottato, prendendo spunto dalla Toyota. Il metodo è basato sul concetto di kaizen, cioè del miglioramento continuo. “Se si riscontra un problema – osserva il manager – si procede immediatamente con un’analisi dettagliata, anche a livello di tutti i componenti, per eliminare il difetto alla radice”. Ma a essere razionalizzati sono anche i problemi relativi al personale: per ogni eventuale infortunio vengono presi provvedimenti in modo che non possa più ripetersi, evitando così costi supplementari e assenze prolungate. “Da noi – sottolinea Tondelli – l’operaio si sente motivato perché viene coinvolto nelle scelte produttive e vede riconosciuti e applicati i suoi suggerimenti. La giornata lavorativa è di 8-10 ore, la fabbrica non si ferma mai durante l’anno e le ferie vengono fatte a rotazione. Per Cnh preparare uno dei nostri addetti è un investimento e, in questa zona, dove il costo del lavoro è più basso rispetto, per esempio, al Wisconsin, siamo l’azienda che paga di più”. Tornati a Racine rivediamo, impegnati nel mondo delle macchine agricole, alcuni manager del Lingotto un tempo coinvolti nel settore automobilistico. Tra questi c’è Fabio Mingrino, fino allo scorso anno a capo della piattaforma vetture compatte di Fiat Group Automobiles. L’interscambio di manager da una divisione industriale all’altra è una delle carte giocate in questi anni da Marchionne allo scopo di creare più integrazione all’interno del gruppo, con il fattivo travaso delle conoscenze in campo ingegneristico e tecnologico. Non c’è dunque da stupirsi se nel 2009 gli Usa partoriranno, dopo la “Ferrari” delle campagne, anche la “500” dei trattori: si chiamerà Boomer 8N, la linea sarà curata direttamente da Centro stile dell’auto e ricalcherà il mito del Ford 8N, che con più di 500mila unità vendute è stato il mezzo agricolo di maggior successo negli Stati Uniti. “Stiamo studiando trattori più veloci – afferma Mingrino – allo scopo di garantire all’agricoltore una maggiore produttività. Le cabine non hanno nulla da invidiare, in fatto di comfort ed elettronica, a quelle di un’automobile. Con Fiat Powertrain Technologies stiamo mettendo a punto un piano in grado di rispondere alle nuove esigenze ambientali, come la produzione di motori elettrici, che saranno pronti nel 2012, e cambi più efficienti”.
Con più di 28mila addetti nel mondo e la presenza in 160 Paesi con 39 impianti e 27 centri di ricerca e sviluppo, Cnh si è guadagnata i galloni di realtà produttiva veramente globale, con la più equilibrata presenza nel mondo. Nel comparto agricolo, il gruppo è il secondo produttore più importante dopo John Deere, mentre in quello per le macchine per le costruzioni occupa il terzo posto alle spalle di Caterpillar e Komatsu. Nel 2007 il fatturato è stato di 16 miliardi di dollari (circa 12 miliardi di euro): a questo risultato hanno contribuito il business agricolo per il 63%, quello delle costruzioni per il 31% e i servizi finanziari per il restante 6%. Il 37% del giro d’affari viene realizzato negli Stati uniti, il 33% in Europa Occidentale, il 12% in America latina e il 18% nel resto del mondo.
Per il 2008 il Lingotto prevede il proseguimento di una forte domanda per i trattori a elevata potenza e mietitrebbiatrici a livello mondiale. La crisi economica Usa impatterà invece sui trattori con potenza inferiore a 60 cavalli.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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