Coca-party, muore una donna Arrestato l’attore Calissano

Ballerina brasiliana uccisa da un’overdose nella casa dell’uomo. Durante la perquisizione trovati 30 grammi di polvere bianca

Coca-party, muore una donna Arrestato l’attore Calissano

Diego Pistacchi

da Genova

Non era una fiction. Ma lui ha provato a recitare lo stesso. Come se la donna morta nel suo letto, distesa accanto a lui, si potesse alzare dopo l'ultimo ciak. Non gli è servito: Paolo Calissano è stato arrestato dopo sei ore di interrogatorio e di contraddizioni. Cessione di sostanze stupefacenti (cocaina dicono i test), e poi morte in conseguenza di un altro reato. Queste le accuse per il trentottenne attore savonese. Che ieri sera è stato trasferito nel carcere genovese di Marassi.
In pratica, è colpa sua se Ana Lucia Bandeira, ballerina brasiliana nei locali notturni, è morta per un micidiale mix di cocaina e tranquillanti. Di tanta cocaina, secondo i primi accertamenti della squadra mobile genovese. Era con lui, sabato sera. Insieme avevano passato una serata con amici, invitandoli a restare anche nel lussuoso appartamento di Calissano nel quartiere-bene di Albaro. Due uomini, due donne e una notte ancora lunga. Finita all'alba, mentre il sole illuminava le rose rosse davanti al portone del condominio di via Boselli, a Genova.
Poi, un buco nero. Da quando l'altra donna è uscita e ha lasciato i tre amici nell'appartamento e fino alle 11.50, quando il 118 ha ricevuto una telefonata. Era l'amico dell'attore a chiamare disperato. L'intervento è registrato come un grave malore a una donna, ma Ana Lucia, 31 anni e due bambini da tirare avanti, era già morta. Da tempo. Inutili i tentativi di rianimarla. Nel letto, accanto a lei, Paolo Calissano non si era neppure reso conto di quanto fosse successo. E lo ha ripetuto per ore, davanti ai poliziotti del dirigente Claudio Sanfilippo che lo interrogavano. Poi la verità del medico legale: morte per overdose, assunzione di cocaina e tranquillanti. Alessandra Bucci, capo della omicidi, ha provato a ricominciare tutta la storia daccapo, a farsi strada tra i non ricordo e l'agitazione dei due amici rimasti a casa con la ballerina. Ha atteso l'esito della perquisizione nell'appartamento del giallo. Poi ha rimesso insieme tutti i pezzi: c'era una versione che reggeva, che era credibile. Ma non era quella di Calissano.
Nella casa di Albaro cocaina ce n'era. Ce n'era anche molta, oltre a quella assunta la sera precedente la tragedia. A tradire l'attore un tubetto da sigari, riposto nell'armadio. Dentro, quasi trenta grammi di polvere bianca che, a detta degli altri partecipanti alla serata, erano già in casa. Erano, in buona sostanza, di Calissano. Da lì l'accusa formulata dal pm Silvio Franz, di cessione di cocaina e di morte in conseguenza dello stesso reato.
Fino alle sette e mezza di ieri sera l'attore era un semplice testimone, una persona informata sui fatti. Poi le contraddizioni, i riscontri, la coca al posto dei sigari hanno fatto chiudere il verbale di interrogatorio. In attesa che l'avvocato Carlo Biondi assuma la sua difesa, Calissano è stato accompagnato nel carcere di Marassi. La polizia aspetta oggi le ultime conferme dall'autopsia sul corpo della ballerina brasiliana.

Il laboratorio dovrà dire anche qualcosa sulla cocaina sequestrata: c'è da capire se era «tagliata» bene, di buona qualità. E ci sarà anche da dire a due bambini che la loro mamma è morta. In pista. Ma su quella sbagliata.

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