Coca venduta a seconda dei clienti: la migliore ai ricchi, il resto ai poveri

Nadia Muratore

da Asti

Per conquistare una fetta maggiore di mercato, da veri imprenditori, avevano suddiviso la loro merce in due tipologie, a seconda della qualità. Cocaina purissima, ancora in pietra, per i clienti disposti a spendere senza riserve e cocaina scadente per i consumatori dal portafoglio più esiguo. Con questo piano di marketing sono riusciti a monopolizzare lo spaccio di cocaina in diverse piazze d’Italia e in modo particolare ad Asti, Torino, Milano, Rimini, Salerno e Pescara, città nelle quali ieri mattina è scattato il blitz della polizia. Un doppio binario di vendita che fruttava un business di svariati milioni di euro, bloccato dalla polizia di Stato in un’operazione condotta dalla squadra mobile di Asti e dal servizio centrale operativo della direzione anticrimine di Piemonte e Lombardia.
L’indagine, durata 18 mesi, è stata battezzata happy night e si è conclusa con l’arresto di 42 persone, di cui un minorenne, portato nel carcere Ferrante Aporti di Torino. In manette è finito anche un noto narcotrafficante internazionale già arrestato in Francia nel 1998 perché importava droga dal Venezuela. Oltre cento le perquisizioni effettuate, per le quali sono stati impiegati 250 agenti, coordinati dal vicequestore di Asti, dirigente della Squadra mobile Gianfranco Vaccaneo.
Lo stupefacente proveniva dall’Albania, confezionato ad Asti e quindi portato nelle altre città italiane. Il particolare del doppio canale di smercio ha evidenziato due diverse tipologie di clientela: quella «più povera», composta anche da ragazzi molto giovani, e quella «eccellente», formata da insospettabili acquirenti: sportivi, imprenditori, politici e professionisti. Per capire immediatamente il tipo di merce richiesta, gli spacciatori avevano diviso la clientela in «Pietra», i più danarosi, e in «Polvere», i meno ricchi. Tutti con una buona disponibilità di denaro, spesso rivendevano la cocaina a un selezionato giro di amici, oppure la offrivano durante feste e incontri. Molti i locali pubblici in cui veniva effettuato lo smercio, ma la «base» dello spaccio era l’alloggio di Giampiero Corsetti, titolare del bar Ligure, il più famoso di Asti. L’uomo, arrestato dalla polizia, tre anni fa era già stato in carcere per detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti. Tra gli insospettabili finiti nei guai Alberto Fassio, campione d’Italia di tamburello, Ersilio Agugini, direttore generale della Cassa di Risparmio di Pescara, ma residente ad Asti. «Le indagini - ha sottolineato il sostituto procuratore della Repubblica, Luciano Tarditi - hanno permesso di evidenziare stretti legami tra persone al di sopra di ogni sospetto e noti pregiudicati italiani e albanesi». Oltre agli arresti nella «Asti bene» gli inquirenti hanno indagato un’altra quarantina di persone.

«Si tratta - hanno spiegato gli investigatori - di un gruppo eterogeneo di consumatori, dediti all’assunzione personale di coca, che spesso regalavano anche agli amici». Tra loro molti sportivi, compresi i fantini del famoso Palio di Asti.

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