Il cocktail Rai va di traverso alla Cisl

Polemiche al rinfresco costato 70mila euro alla tv di Stato. Bonanni s’infuria per il documentario della Comencini sulle fabbriche: ricostruzione faziosa filo Cgil

da Roma

«Le tartine erano piccolissime, minuscole. Scrivete. Scri-ve-telo!». Certo che si scrive, subito. L’ultima cena dell’ex governo Prodi organizzata dalla Rai è costata 70mila euro e le tartine erano pure piccolissime. «Qualche pezzettino di formaggio», conferma il presidente della commissione di vigilanza, Mario Landolfi, che però non ha voglia di far polemica.
Il tema della serata all’auditorium di via della Conciliazione è nobilissimo: il lavoro, lavoro duro, «in Fabbrica», un documentario della regista Francesca Comencini. Andrà in onda sui Rai Tre il 14 febbraio, ma le prime critiche sono partite già ieri: il segretario della Cisl Raffaele Bonanni ha lasciato l’Auditorium imbufalito: «Una ricostruzione faziosa, a senso unico! - commentava incredulo - come se degli operai in Italia sinora se ne fosse occupata soltanto la sinistra e la Cgil. Un’operazione ideologica». E meditava addirittura di scrivere una lettera di protesta alla commissione di vigilanza.
Il parterre che ieri sera si è mosso intorno al documentario comenciniano ha vanificato in poco più di mezz’ora una storia di lotta di classe. All’Auditorium è stato infatti servito prima della proiezione un cocktail per il popolo, accessibile da un entrata laterale, e il cocktail vip (con le famose piccolissime tartine) in una saletta dell’ingresso principale. C’è stata poi una massa di gente nel pubblico che non è stata invitata né di qua né di là. Terza classe.
Al cocktail «proletario» hanno partecipato soprattutto alcuni ragazzi delle scuole e personale della Provincia, per esempio: «La professoressa ci ha dato i biglietti», spiegavano alcuni studenti del liceo Kant. Nella saletta vip, rigorosamente chiusa da due body guard, si sono accomodati tra i formaggi, oltre ai vertici Rai, tutti coloro che nel governo Prodi non potevano non esserci anche se sono decaduti. E quindi: il ministro dimissionario del Lavoro Cesare Damiano, titolare del dicastero che ha organizzato l’evento con Rai Cinema; il ministro dimissionario della Solidarietà Sociale Paolo Ferrero, troppo sensibile al tema per mancare; il ministro dimissionario delle Comunicazioni Paolo Gentiloni. A loro si è aggiunto Walter Veltroni, poco loquace in cappotto lungo. Al suo fianco Piero Marrazzo. Nella saletta delle tartine piccolissime sono stati raggiunti dal presidente della Camera Fausto Bertinotti: si è infilato nel cocktail prima di dichiarare: «Questi film sul lavoro rompono il silenzio». «Poi ci sarà da mangiare per tutti», spiegavano nel frattempo in sala a coloro che aspettavano nel loro limbo: né vip, né non vip.
Le defezioni nel governo sono state moltissime. Era stato invitato anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che ha spedito un messaggio di saluto dal Quirinale: in Italia deve nascere una nuova «cultura della sicurezza sul lavoro».
E la cultura del risparmio dei fondi pubblici? La serata, l’ultima cena per chi «non poteva non esserci» nell’ex governo, è costata, tra tartine e polemiche, 70mila euro. «C’è l’affitto della sala!», ci viene detto. Ma la società di catering Palombini aveva confermato al telefono al Giornale che il servizio è stato predisposto. E dalla Rai non è arrivata nessuna smentita sulla cifra di spesa per cocktail e serata.
Il padrone di casa, il direttore generale della Rai Claudio Cappon, non si è fatto scoraggiare da’ «bidoni» degli assenti e si è fatto fotografare con tutti per l’ultimo scatto: in posa ricordo con Damiano, Ferrero e Gentiloni. Ma anche con i segretari di Cgil, Cisl e Uil Epifani, Bonanni e Angeletti. Intorno a loro si muovevano molti consiglieri Rai, ex direttori come Lucia Annunziata, autentiche sorprese come Bud Spencer.
Il primo ad arrivare tra i ministri dimissionari è stato Damiano: sciarpa bordeaux, giubbotto casual con il cappuccio e sguardo mesto, ha elogiato Napolitano («ha fatto la cosa giusta»)e con una punta di nostalgia ha auspicato: «Sono stato sempre attento ai temi sociali e quindi mi auguro che questi argomenti non vengano messi in secondo piano». «La cosa giusta», ha ripetuto Gentiloni.

All’ex ministro Ferrero va dato atto di aver indugiato nell’atrio prima di accodarsi ai vip. Ha guardato la porta della saletta, poi ha osservato la scritta «In fabbrica» sotto cui si era sistemato per rilasciare le interviste. Alla fine ha scelto: first class.

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