«Code sulla Milano-Bergamo? Colpa di Penati»

Gianandrea Zagato

«Anch’io sono una forzata delle quattro ruote, pendolare di quell’inferno autostradale che è la Milano-Bergamo e che potrebbe diventare un paradiso se Filippo Penati non bloccasse i lavori della BreBeMi e della Pedemontana». Parla Mariastella Gelmini, coordinatore regionale di Forza Italia, raggiunta telefonicamente mentre è in coda all’altezza di Trezzo sull’Adda: «Calvario che il diessino Penati garantisce di risolvere: peccato però che alle parole non seguano i fatti. E la prova sta nella vicenda Serravalle».
Che opinione si è fatta su quest’affaire che vede Penati travestito da tycoon autostradale?
«Credo che sia solo un disegno di puro potere, pagato con i soldi dei contribuenti. Operazione spregiudicata per fare della Serravalle una nuova Ansaldo: personale targato Cgil, gestione degli appalti senza far ricorso alle gare e, ancora più grave, senza dare una risposta alla richiesta di infrastrutture. Operazione resa possibile da un’intesa con Marcellino Gavio che diversamente da Penati sa che le concessionarie autostradali gestiscono le infrastrutture e non necessariamente le realizzano».
Accordo con il socio privato che Palazzo Marino aveva sin qui escluso dalla cabina di regia della Serravalle. Adesso, però, sembra che la Provincia per la poltrona di presidente della Serravalle abbia indicato Giulio Burchi al posto dello sgradito Bruno Rota. Come giudica questa designazione?
«Come la prova che Penati non vuole occhi indiscreti. E come sostenuto dai gruppi consiliari di Forza Italia, sia del Comune che della Provincia, si tratterebbe di una scelta non corretta: infatti, Burchi, dovrebbe proseguire il prezioso lavoro che fa in Mm e sulla gestione delle acque. E poi mi parrebbe inopportuno che il presidente di Serravalle fosse anche il presidente dell’autostrada della Cisa, che in quella sede risponde direttamente a Gavio. Meglio evitare il conflitto d’interesse. Al di là delle insensatezze del patto Penati-Gavio posso fare un passo indietro?».
Prego.
«Credo che ai milanesi e ai lombardi dev’essere chiara la responsabilità di chi non fa avanzare di un millimetro i progetti infrastrutturali nonostante la rete sia al collasso. Penati compie scelte che non rispettano la volontà dei cittadini: modalità di governo assai differente da quello dell’amministrazione regionale e comunale milanese. Non si utilizzano risorse pubbliche per il proprio potere».
Dottoressa Gelmini, può tradurre queste parole in esempi concreti?
«Basta sfogliare le cronache per scoprire chi ha voluto cancellare dal piano finanziario della Serravalle, già approvato dal consiglio d’amministrazione, tre grandi interventi: il collegamento dello svincolo di Molino Dorino con le autostrade A8-A9, la riqualificazione dello svincolo di Cascina Gobba e le opere sulla bretella Rho-Monza. Tre interventi interamente a carico della Serravalle, che non avrebbero tolto nemmeno un euro dai bilanci delle amministrazioni provinciali e comunali. Tre interventi che Penati non ha voluto perché altrimenti sarebbe sceso il valore delle azioni che appena comprate da Gavio sborsando un prezzo esorbitante. Scelta simbolo del metodo politico autoreferenziale di chi condanna gli automobilisti a vivere in coda».
Centrosinistra che non trova opposizione nemmeno al suo interno, pensiamo alla Margherita.
«Esattamente: la Margherita è la foglia di fico di queste operazioni dove emergono scheletri negli armadi.

Ma di questo ne parliamo domani, cifre e dati alla mano, in una riunione con i gruppi consiliari comunali e provinciali di Forza Italia che bene han fatto a presentare ricorsi contro Penati, che speriamo non cambi il metodo di gestione degli appalti: solo attraverso gare di evidenza pubblica. Altrimenti? Be’, come giustamente osservato da Bruno Tabacci sarebbe la conferma che l’economia detta i tempi della politica del presidente Penati».

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