Cronache

Cofferati e il gusto del potere

Gentilissimo dottor Lussana, la invito ad una riflessione a proposito di Cofferati. Per oltre un anno al Governo di Bologna non ha mosso un dito, ricordo che i giornali dell’epoca citavano con ironia... «Cofferati, se ci sei batti un colpo...». Poi improvvisamente ha iniziato la battaglia dei lavavetri ed è diventato il paladino della legalità. Ma è questa la legalità? Prendersela con dei disperati? Non mi fraintenda per carità, non sono la solita buonista, quando ai parcheggi mi fanno la questua mi arrabbio, ai semafori non accetto di farmi lavare i vetri dell’auto e riesco a tenere testa anche agli zingari, insomma da questo tipo di «delinquenza» finora sono riuscita a difendermi anche da sola. Ristabilire la legalità è un’altra cosa ed anche il nemico è un’altra cosa. Vuol dire non lasciarsi intimidire da chi esercita forza e potere in maniera illegale, con le armi, con le minacce, con il ricatto, talvolta mettendo a repentaglio la propria stessa vita. La legalità è garantita ogni giorno dalle forze dell’ordine nelle zone più calde dell’Italia, dai nostri militari delle forze di pace che operano nel mondo. Nella Locride v’è da riportare legalità, in Iraq, a Cuba, non certo a Bologna. E anche se così fosse, non certo da parte di colui che fino a ieri portava in piazza gli scioperanti incitando alla violenza nei confronti dei padroni e del governo, giustificando gli espropri proletari, le occupazioni da parte dei centri sociali, gli slogan contro Bush e Berlusconi, legalmente titolati a rappresentare i loro ruoli dal voto dei cittadini. Questo signore oggi pretende di esercitare la legalità? Ma per favore!
Non sarà piuttosto che la sinistra, oggi in difficoltà ed a corto di idee, stia cercando di cavalcare il malcontento dei ceti medi, nei quali gli extracomunitari non sono integrati, per tirare su qualche voto? E dunque, quale miglior palcoscenico mediatico, che non la città di Bologna, terra di sinistra e di Prodi. Infatti, in Tv, ho già sentito interviste a Cofferati del tipo: «È una novità scoprire che anche a sinistra siano importanti valori come la legalità...»
Meditate gente, questi signori sono maestri nel cambiare le giacche, ma sotto rimangono sempre gli stessi.

Gentilissima signora Maietta, sono perfettamente d’accordo con Lei quando dice che, all’occorrenza, certi personaggi della sinistra sanno riciclarsi e darsi una nuova identità pur restando, nell’intimo, sempre quelli di prima. Guardi che cosa hanno fatto gli ex comunisti del Pci...Se li ricorda? Fin tanto che c’era l’Unione Sovietica, erano tutti col pugno chiuso e predicavano la rivoluzione. Poi, dopo il 1989, e la caduta del muro di Berlino, improvvisamente il ripensamento. Se volevano diventare partito di governo, e fare la loro politica, non era più possibile fare i barricadieri rossi in un’Europa che aveva archiviato gli eredi di Stalin come un brutto ricordo del ’900. E allora meglio diventare Democratici di sinistra e aspirare, come poi è successo, alla Presidenza del Consiglio dell’Italia repubblicana.
Faccio questo preambolo per farLe capire che la riscoperta della legalità è diventata obbligatoria per chi assume una posizione di governo, a meno che l’interessato non voglia mettere in discussione la stessa autorità che gli è stata conferita. Cofferati, fin tanto che guidava la Cgil, non doveva misurarsi con responsabilità istituzionali. Ma quando ha dovuto indossare la fascia tricolore di sindaco di Bologna, il discorso è cambiato. Certo poteva chiudere un occhio su alcune cose, come fanno diversi suoi colleghi.

Ma quale sarebbe stato il suo futuro politico, allora? Leader dei no global? La verità, secondo me, è molto più prosaica: una volta assaggiato il sapore del comando, certi personaggi fanno presto a mettere in solaio l’antica ideologia.
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