La guerra del pomodoro continua. Dopo aver denunciato i danni derivati dall'ingresso  incontrollato nel mercato di prodotti stranieri, cinesi per lo più, spacciati per made in Italy  la Coldiretti ora mette sotto accusa i rincari e la speculazione nel settore.
 Nel passaggio da pomodoro a passata il prezzo rincara di quasi venti volte, addirittura più  1.733 per cento. Il pomodoro, denunciano gli agricoltori, viene pagato appena 5 centesimi al  chilo a chi lo coltiva nel sud Italia. Per questo la Coldiretti ha organizzato una  manifestazione di protesta insieme con le associazioni dei consumatori aderenti a Casper, il  Comitato contro le speculazioni e per il risparmio cui aderiscono Adoc, Codacons, Movimento  Difesa del Cittadino e Unione Nazionale Consumatori). Alla manifestazione hanno preso parte  anche il Presidente, Antonio Catricalà e il presidente nazionale della Coldiretti Sergio Marini. Tutti insieme per una "pomodorata" anti speculazione all'indirizzo di coloro che sono ritenuti i  responsabili delle distorsioni di filiera e della concorrenza sleale a danno degli agricoltori e  dei consumatori.
 Il pomodoro nazionale e' stato scelto come simbolo della manifestazione con l'offerta di  bruschette, ma anche con stand informativi per far conoscere il rischi che sta correndo uno dei  prodotti più rappresentativi della dieta mediterranea e del made in Italy alimentare. 
 Nelle campagne del meridione il pomodoro quest'anno viene pagato ai coltivatori fino al 29 per  cento in meno rispetto allo scorso anno per colpa di operatori senza scrupoli che, denuncia il  presidente della Coldiretti, approfittano del proprio potere contrattuale per sottopagare il  raccolto, altrimenti destinato a marcire nei campi.
 Marini evidenzia pure come nelle campagne si segnalino ritardi, mancato invio dei mezzi di  trasporto, "ricatti" commerciali e clausole vessatorie che costringono i produttori ad accettare  prezzi vicini a quelli riconosciuti per il pomodoro cinese, nonostante una annata caratterizzata  da una produzione contenuta del 10 per cento con ottime caratteristiche qualitative. 
 I comportamenti speculativi e le distorsioni di filiera mettono a rischio il reddito e  l'occupazione delle ottomila aziende italiane che su 85mila ettari di terreno coltivano pomodoro  da destinare alle 173 industrie nazionali dove trovano lavoro 20mila persone.
 Ma le conseguenze negative pesano anche sui consumatori. La Coldiretti denuncia: non si fa  distinzione tra prodotto italiano e quello cinese. E così i consumatori non soltanto non  risparmiano ma addirittura rischiano di pagare come fosse italiano il concentrato di pomodoro  importato dalla Cina i cui arrivi in Italia sono praticamente quadruplicati, pari al più 272 per  cento, negli ultimi dieci anni e rappresentano oggi la prima voce delle importazioni  agroalimentari dal gigante asiatico. Dalle navi sbarcano fusti di oltre 200 chili di peso con  concentrato da rilavorare e confezionare come italiano poichè nei contenitori al dettaglio è  obbligatorio indicare solo il luogo di confezionamento, ma non quello di coltivazione del  pomodoro. Il quantitativo che sbarca in Italia dalla Cina dovrebbe superare a fine anno i 100  milioni di chili e corrisponde a quasi il 15 per cento della produzione di pomodoro fresco  italiana destinato alla trasformazione realizzata in Italia.
 Le speculazioni sul pomodoro sono particolarmente odiose, denunciano ancora gli agricoltori,  perchè oltre ad essere una delle componenti base della dieta mediterranea è anche il condimento  maggiormente acquistato dagli italiani che consumano circa 550 milioni di chili di pomodori in  scatola o in bottiglia. Ogni famiglia durante l'anno acquista almeno 31 kg di pomodori  trasformati. I preferiti nell'ordine sono i pelati (12 Kg), le passate (11 Kg), le polpe o il  pomodoro a pezzi (5 Kg) e i concentrati e gli altri derivati (3 Kg).
 Dunque che cosa propone la Coldiretti per tutelare gli agricoltori italiani ma anche i  consumatori? Prima di tutto l'estensione a tutti i derivati del pomodoro dell'obbligo di  indicare l'origine di quello utilizzato nelle conserve; poi una stretta nei controlli sulle  importazioni del pomodoro cinese.
Coldiretti: stop ai rincari e ai pomodori cinesi spacciati per made in Italy
Gli agricoltori promuovono una manifestazione in difesa del prodotto italiano. Per tutelare i consumatori occorre rendere obbligatoria l'etichettatura con la provenienza. No anche alle speculazioni: nel passaggio da pomodoro a passata il prezzo cresce fino a venti volte.
					Commenti
				
				Pubblica un commento
	
		Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.