Colf e badanti già in Italia non rischiano l’espulsione

Colf e badanti già in Italia non rischiano l’espulsione

Entrare in Italia da clandestini diventa un reato. Ma le migliaia di colf e badanti irregolari che già lavorano nelle famiglie italiane non rischiano affatto di essere espulse o di finire in carcere. Se da oggi la «linea dura» del governo non lascia spazio alle interpretazioni – chi viene in Italia può farlo solo se ha un regolare permesso, altrimenti commette un reato e quindi viene riaccompagnato direttamente nel Paese d’origine –, è altrettanto chiara la tutela riservata alle badanti. E sul caso è intervenuto lo stesso ministro dell’Interno, Roberto Maroni: semplicemente, questa norma «non è retroattiva», e quindi «non si può applicare a chi è già entrato in Italia anche se irregolarmente».
Insomma, nonostante il panico che la sinistra ha cercato di diffondere sull’argomento, nessuna famiglia dovrà mettere alla porta la propria collaboratrice. «Qualsiasi studente del primo anno di giurisprudenza – ha aggiunto Maroni – sa bene che la legge penale non ha mai effetto retroattivo, pertanto il reato di immigrazione clandestina non si può applicare a chi è già entrato in Italia anche se irregolarmente. Di conseguenza nessuna colf e badante già in Italia, ripeto, anche se entrata irregolarmente, sarà espulsa. Quelle della sinistra sono falsità».
Colf e badanti irregolari, secondo l’ultima stima delle Acli, oggi in Italia sono circa 500-600 mila. La stragrande maggioranza ha già fatto richiesta di permesso di soggiorno. E sulla loro «tutela assoluta» nel governo non ci sono tentennamenti. Tanto che proprio ieri il deputato Pdl Benedetto Della Vedova ha lanciato la proposta di un nuovo «piano di regolarizzazione» delle lavoratrici irregolari già presenti stabilmente nelle famiglie italiane. «Nessuno si sogna di processare le badanti, che svolgono un ruolo fondamentale nella nostra società – spiega Della Vedova –.

Attraverso una regolarizzazione globale di quante già lavorano nel nostro territorio, avremmo un doppio vantaggio: rendere più efficace l’inasprimento delle pene stabilito contro i criminali, e far riemergere una fetta di economia sommersa a fini fiscali e contributivi».

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