«Nessuna industria può affrontare la sfida con lemergenza climatica da sola e Volvo ha avuto come partner nello sviluppo di Volvo Plug-in la società Vattenfall, una collaborazione a 360° che ha portato alla realizzazione di una vettura che ha unautonomia di 50 km a emissioni zero», spiega Stefan Jacoby, ceo di Volvo, con il pragmatismo tipico della casa svedese, ormai perfettamente assimilato anche da lui che svedese non è. Con lelettricità ottenuta esclusivamente da fonti rinnovabili e fornita da Vattenfall, colosso scandinavo che opera in tutta Europa, la V60 Plug-in, utilizzata in Svezia in modalità «Pure», azzera anche le emissioni di anidride carbonica nei luoghi dove lenergia elettrica viene prodotta.
Lungo il cammino verso lauto elettrica al 100%, meta obbligata secondo Volvo, un passaggio indispensabile, per consentire la complessa realizzazione di centrali e reti di distribuzione dellenergia elettrica, operazioni di rilevanza politica e come tali destinate ad avere tempi lunghi di completamento, è librido con propulsore diesel, come nel caso della nuova Volvo, abbinato a un motore elettrico capace di fornire, attraverso batterie ricaricabili alla presa di casa, unautonomia sufficiente a coprire le distanze che unautomobilista europeo percorre quotidianamente. La diffusione di vetture con questa tecnologia porterà a un aumento del fabbisogno energetico da soddisfare attraverso fonti di energia rinnovabile. Ma l«ibrido plug-in» offre altri vantaggi. Il primo è rappresentato dal fatto che non si resta mai bloccati, una preoccupazione (negli Usa lo chiamano già «panico da batterie scariche sulla highway») che può costituire un deterrente nellacquisto di unauto elettrica. Ancora più premiante, sul piano emotivo, è la possibilità di guidare unauto che, come la V60 P.I.
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