Il collettivismo mascherato da "amicizia"

Dino Cofrancesco pubblica "L'amicizia degli antichi comparata all'amicizia dei moderni", in cui cita il poeta John Donne

Il poeta John Donne
Il poeta John Donne

I lettori di questa rubrichetta conoscono Dino Cofrancesco per la sua appassionata e colta difesa dei principi liberali. Proprio la settimana scorsa recensimmo il Liberale che non c'è, il cui primo saggio, dedicato all'ideologia italiana, è del Nostro. Professore emerito del pensiero politico a Genova e collaboratore anche del Giornale, Cofrancesco ha scritto un meraviglioso saggio sull'amicizia che potrete scovare nel sito Libertates (http://www.libertates.com/la-liberta-dellamicizia/).

Sì, ovviamente so che non si tratta di un libro in senso stretto: ma sono pagine, credetemi, talmente dense di idee, ricche di citazioni e originali che meriterebbero, nulla togliendo alla Rete, di essere velocemente pubblicate a beneficio dei sempre più numerosi fan della carta.Il titolo, una citazione, è altisonante e azzeccato: L'amicizia degli antichi comparata all'amicizia dei moderni. E ci riguarda da vicino poiché l'autore ritiene che «il richiamo all'amicizia del mondo antico (da Aristotele, a cui comunque viene dedicata l'ultima citazione, ad Agostino, nda) sta diventando la nuova frontiera dell'antiliberalismo, la ricetta per il superamento della società degli individui». E ancora: «Oggi non si pretende più la politicizzazione dei cittadini a opera di uno Stato freddo e lontano ma la loro socializzazione».

La situazione finale non cambia. Compromessa è la libertà dei moderni: l'amicizia rischia, in questa accezione, di cancellare il particulare, il diritto a farsi gli affari propri. Insomma il pericolo di spostare, sul campo privatissimo dei rapporti personali, il veleno del collettivismo condito dall'eticamente giusto è una deriva a cui potremmo presto assistere.Il saggio non è semplice, ve lo diciamo subito. Nonostante forse per l'autore lo sia, per noi orecchianti impreparati di filosofia alcuni passaggi debbono essere riletti. Il senso si coglie però in ogni riga. E le citazioni, da quelle di Cicerone sull'amicizia e il suo connotato sociale a quelle comunitarie di Maritain fino a chiudere con la meditazione lirica di John Donne, sono meravigliose.

«Nessun uomo è un'isola, completo in se stesso - scrive Donne -; ogni uomo è pezzo di un continente, una parte del tutto».

Perfetto, annota Cofrancesco: «Versi bellissimi purché non ci si neghi la libertà di considerarci, qualche volta, un'isola col diritto di non farvi accedere nessuno tranne gli amici, che se sono veri, non possono che essere pochi».

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