«Il collettivismo significa miseria, perché esso è il sistema meno efficiente che sia stato immaginato. Esso sopprime lo spirito del profitto e dellassunzione personale dei rischi e delle perdite, conferisce compiti esorbitanti allapparato burocratico, concede interventi politici di disturbo nelle decisioni economiche, rende impossibile il calcolo economico». Così Panfilo Gentile nel saggio Lidea liberale pubblicato nel 1955 (e riedito da Rubbettino nel 2002). Nato allAquila nel 1889 e morto a Roma nel 1971, Panfilo Gentile - docente di filosofia alluniversità di Napoli, avvocato, uomo politico, saggista e giornalista - è stato uno degli spiriti liberi dellItalia del Novecento.
Fu direttore della Nazione, collaboratore del Corriere della Sera, della Stampa, di Risorgimento liberale e per breve tempo del Mondo di Mario Pannunzio. Fra le altre sue opere, Storia del cristianesimo, Cinquantanni di socialismo in Italia, Polemica contro il mio tempo e Democrazie mafiose, di cui parliamo in questa pagina, lultimo saggio scritto prima della morte.Collettivismo, il peggior nemico di ogni libertà
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