
È l'unico atleta al mondo che chiama Montecarlo «casa» perché ci è nato e non perché è un paradiso fiscale. «Appartengo a una minoranza» dice infatti il pilota della Ferrari Charles Leclerc spiegando che i veri monegaschi sono circa 8000 persone su almeno 40 mila residenti. «Ci conosciamo tutti» conclude fissando la curva a sinistra su cui si affaccia la stanza del Fairmont Hairpin Hotel in cui viene presentata la collezione di abiti e accessori limited edition creata in collaborazione con Rocco Iannone, direttore creativo di Ferrari Style.
«È la curva più pericolosa al mondo» spiega il designer sigillato in una delle sue bellissime giacche sartoriali tagliate con precisione chirurgica e cucite ancora meglio. Leclerc sfoggia invece un completo in denim formato da jeans baggy, camicia oversize e sotto una T-shirt in cotone bianco. È la classica divisa estiva dei giovani come lui che ha 28 anni, una fidanzata molto bella che si chiama Alexandra e un bassotto nano di nome Leo.
Il completo fa parte della nuova collezione e ha diverse strisce di azzurro che sembrano ma non sono ottenute con la tecnica della tintura tie and die portata in occidente dagli hippy negli anni Settanta. Iannone racconta di aver usato il laser per scolorire ad arte il denim e di aver usato i materiali migliori e più innovativi tipo un tessuto «scoppiato» cioé accorpato e poi gonfiato in certi punti fino a far esplodere le iniziali del pilota nella trama. Il risultato è molto fresco e gradevole con prezzi tutto sommato accettabili visto che siamo nel mondo del lusso. Le felpe si aggirano sui 600 euro e sono proprio la passione di Charles che confessa di sentirsi protetto quando le indossa tanto da aver chiesto che in collezione ci fosse anche una felpa per cani da regalare al suo Leo con collare e guinzaglio di cuoio. Non è dato invece sapere il costo dei tre bauli di cui uno grande per il guardaroba, quello medio come porta casco e uno più piccolo fatto come la cassetta porta attrezzi dei meccanici. «Madame sono in cuoio con interno di seta jacquard a cavallini stilizzato e li facciamo su ordinazione» dice il direttore del temporary store Ferrari aperto nel Fairmont Hotel per il Grand Prix. Nel frattempo un gruppo di ballerini presenta la collezione con uno spettacolo di danza moderna in piscina.
La maggior parte dei capi per lui e per lei è in quella tonalità chiarissima di celeste che su Pantone si chiama «Baby Blu». Inevitabile chiedere a Leclerc perché invece del Rosso Ferrari o del Giallo Modena ha scelto proprio questa tinta che non ti fa pensare al cavallino rampante anche se sta benissimo con gli altri colori dei capi: bianco, blu e beige con tocchi di bianco e rosso come la bandiera di Monaco. «Questo azzurro per me è casa risponde - se giri per Montecarlo ti accorgi che è al 90% blu ma le luci sono molto chiare anche quando piove e perfino in caso di neve. Insomma ho chiesto a Rocco qualcosa che riproducesse negli abiti il movimento del mare e quello delle nuvole».
Leclerc confessa poi di avere una vera passione per la moda tanto che 10 anni fa, prima di entrare in F1 aveva buttato giù gli schizzi per fare una sua linea, ma poi il progetto è naufragato.
«I vestiti sono un modo per comunicare senza parole conclude l'ho scoperto da piccolo quando la mamma mi metteva la salopette per mandarmi a giocare». Lui l'ha presa così sul serio che a 3 anni ha vinto la sua prima gara sul kart e da allora non ha più smesso di correre. Forza Charles.
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